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Coronavirus, Musumeci: "Mascherine? Da Roma mandati panni per pulire"

Coronavirus, Musumeci: Mascherine? Da Roma mandati panni per pulire

 
18 marzo 2020

Nonostante l'emergenza per la diffusione del Coronavirus e la mancanza di dispositivi di protezione individuale «da Roma è arrivato un ...panno che di solito si usa con un poco di detersivo per pulire un tavolo, non certamente una mascherina». Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, questa mattina ospite della trasmissione "L'aria che tira" su La7, ha mostrato alle telecamere una striscia di stoffa bianca con delle aperture ai lati, esempio di quelle mascherine ricevute che, ha proseguito il governatore «non sono affatto tali...». Una beffa che il presidente della Regione ha voluto sottolineare: «Non si può andare in guerra con le fionde. Occorreva già ai primi di marzo requisire due-tre aziende per assicurare le produzioni. Si fa così quando si è in guerra, non si cerca il mercato, la Consip, la gara... In una condizione straordinaria si agisce con provvedimenti straordinari. La quinta-sesta forza economica del mondo non può pensare di partecipare a una gara internazionale per le mascherine e poi fare arrivare questi panni. Noi invece, siamo tornati all'autarchia e dobbiamo produrcele in proprio».
Già e proprio la Sicilia ha fatto di necessità virtù: «Abbiamo raggiunto intese con aziende che hanno riconvertito le loro produzioni e stanziato in giunta alcuni milioni di euro», ha spiegato Musumeci.
D'altronde, che fosse «una situazione di una gravità straordinaria lo si era capito subito», ha proseguito il presidente della Regione intervistato da La7, «io avevo lanciato l'allarme ai primi del mese di marzo, rischiando il linciaggio. Oggi purtroppo i fatti mi hanno dato ragione». E le misure assunte dal governo Musumeci per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19 sono severe. «Tra qualche ora anche gli arrivi di persone sullo Stretto di Messina saranno limitati a motivi gravi e giustificati e a persone autorizzate - ha annunciato. In Sicilia sono già rientrate 33mila persone, un numero enorme. E' vero che si sono 'autodichiarati' - ha aggiunto il governatore - ma non sappiamo quanti di loro siano in buone condizioni di salute, né quanti sono conduttori del virus, quale ambiente hanno trovato».
La situazione suggerirebbe una verifica più estesa per comprendere se, ad esempio, medici e infermieri abbiano contratto o meno il coronavirus pur rimanendo asintomatici. Ma «sull'opportunità di fare tamponi a tappeto - ha detto Musumeci - il mondo scientifico si è diviso, ed è un messaggio molto negativo. Posso capire le divisioni in politica, ma che si divida il mondo scientifico in un momento come questo, si corre il rischio di trasmettere alle periferie un messaggio davvero disarmante e sconfortante. Noi stiamo pensando di fare i tamponi cominciando dal personale sanitario e para-sanitario. Perché se qui viene a cadere il soldato, che è il nervo della guerra, davvero non sapremmo come fare nelle prossime settimane».
E sul ruolo delle istituzioni europee in questo momento di crisi il presidente della Regione Siciliana è stato netto: «E' una vergogna, l'Europa non c'è, è cinica, si gira dall'altra parte, è individualista, è egoista. Era una grande occasione per l'Europa per dimostrare di essere una idea prima ancora di una lobby, purtroppo ha dimostrato di essere ancora una lobby e non un'idea».
Infine un appello ai quasi sei milioni di Siciliani: «Non stiamo girando un film, non siamo sul set a interpretare una parte. Siamo al centro della più insidiosa epidemia che l'umanità abbia conosciuto negli ultimi 100 anni. Dobbiamo necessariamente convincerci che il nemico, in questo momento, è molto più forte di noi. E per poterlo combattere non abbiamo armi sufficienti. E allora statevi a casa. Lo dico in siciliano: stativi a casa, non vi muviti"», ha concluso Nello Musumeci.