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Lo schiaffo di Bixio ad Agnetta

Da I Mille di Marsala. Scene rivoluzionarie, di G. Oddo, pp. 473-474

«Ci duole di dovere rapportare un fatto dispiacentissimo; e più ne duole quanto meglio vorremmo che ai generosi figli Italia fosse sempre giusta e favorevole la fortuna, e che niuno di quanti amano e si sagrificano per la patria incontrasse mai sorte nemica che fa dubitare della Provvidenza, e che costringe alcuni ad estimarsi perseguitati dalla fatalità, o influenzati da cattiva stella. Entrato in Palermo, Agnetta coi suoi recavasi nel largo del Palazzo Pretorio, residenza di Garibaldi. Il Dittatore all'annunzio del suo arrivo fecegli sentire che sarebbe venuto subito a passare in rivista i suoi uomini. E già tutti lo aspettavano ansiosamente, perciocché una parola di soddisfazione di Garibaldi valeva cento premi a qualunque fatica. In quei momenti di aspettazione, Nino Bixio si avvicinava ad Agnetta per interrogarlo di molte cose. Agnetta non conosceva Bixio, ciò non ostante rispondeva alle domande. Bixio ascoltava, e finalmente dopo un momento di pausa in tuono autorevole diceva ad Agnetta di dovere accompagnare coi suoi nomini la salma di Tückery, di cui in quel giorno facevansi i funerali. A questo comando Agnetta rispondeva: Signore, non conosco chi siete! Nino Bixio alzò la mano e diede uno schiaffo all'Agnetta; questi mise mano alla spada e si avventò contra Bixio, ma non gli fu dato percuoterlo, perchè trattenuto dalle persone presenti al fatto. Agnetta era fuori di sé, e corse dal generale a narrargli l'accaduto; Garibaldi ne fu fortemente commosso, ed insieme all'insultato scendeva prestamente dal palazzo per ritrovare e riconoscere l'insultatore. Nella scala incontrano Bixio; Agnetta prende una sua carta di visita e la mostra a Bixio; questi la respinge e minaccia Agnetta col suo revolver. Garibaldi levò la voce, e disse: Bixio, andate agli arresti di rigore; e Bixio rispose: Generale, è un ingiustizia! Garibaldi con voce più forte ancora, ed alla quale non è facile il resistere, ripetè: Andate agli arresti! Carmelo Agnetta non era soddisfatto, e senza perdere tempo, per mezzo di Francesco Vassallo, mandava a sfidare Bixio. Garibaldi non volle che quella sfida avesse luogo in tempo quando i figli d Italia avevano ancora di fronte il nemico. E perchè la vertenza fossesi accomodata onorevolmente fu convocato un tribunale di onore per decidere su ciò che era a farsi. Francesco Vassallo in qualità di secondo narrò l'accaduto alla Commissione, e questa ad unanimità decise, essere scandaloso battersi in un momento in cui i due contendenti avevano un nemico comune da combattere; che l'onore dell'Agnetta dopo tale decisione era salvo, e che l offeso doveva per allora reputarsi soddisfatto della riparazione datagli dal generale Garibaldi di aver messo Bixio agli arresti. Il tribunale per ultimo aggiunse che dopo la guerra l'Agnetta sarebbe stato libero di chiedere a Bixio quella riparazione personale che avrebbe desiderato. Vedremo in fine di questa storia Bixio ed Agnetta sul terreno dei bravi cavalieri metter fine alla quistione. Vedremo Bixio che raccomanda Agnetta al governo di Torino. Vedremo questo governo offrire ad Agnetta, all'antico liberale, al comandante la seconda spedizione, al raccomandalo di Bixio, un posto nelle guardie di questura!!!».

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