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ROSALIE MONTMASSON, detta Rosalia (Saint-Joroz, 1823 - Roma, 1904)

Moglie di Francesco Crispi ed unica donna a partecipare alla spedizione dei Mille.
Di umili origini - i suoi erano dediti all'agricoltura - e quarta di cinque figli, fu probabilmente spinta a lasciare il suo villaggio natale nell'Alta Savoia, allora appartenente al Regno di Sardegna, per ragioni di carattere economico. Nel 1849 la troviamo a Marsiglia, dove lavora come lavandaia e stiratrice. Seppur non  dotata di una bellezza convenzionale, aveva un aspetto attraente il cui fascino veniva accresciuto da un comportamento schietto e da un carattere fiero e coraggioso. Di basso livello d'istruzione, non brillò mai per vivacità di interessi intellettuali. Era, però, impareggiabile nell'esercizio delle funzioni domestiche, Crispi lodava  le sue capacità di massaia. Furono con ogni probabilità queste virtù, oltre al fatto che fosse dotata di una fonte di reddito, ad attrarre il giovane siciliano esule a Marsiglia, non certo la politica. Nessun indizio lascia supporre che al momento del loro incontro  Rosalie avesse ideali politici chiari. Ella , però, era una giovane donna già  autonoma, in più essendo vissuta ai confini della Svizzera non doveva essere insensibile alle aspirazioni di libertà ed indipendenza che così appassionatamente muovevano l'uomo di cui si innamorò perdutamente e verso il quale avrebbe sperimentato una dedizione devota per tutta la durata della sua esistenza. Furono piuttosto queste ultime le motivazioni che la spinsero a seguirlo e a restargli accanto nei lunghi anni dell'esilio e persino nell'attività cospirativa. Per ironia della sorte l'unica donna a salpare da Quarto insieme ai Mille e per questo a lungo esaltata come eroina dai democratici e stimata da Garibaldi, fu mossa all'azione patriottica da un sentimento di inadeguatezza amorosa. Per sempre Rosalie avrebbe temuto di dover subire lo stesso destino della prima compagna di Crispi, Felicita Vella, abbandonata nonostante da lui avesse avuto un figlio. Come in una profezia auto avverante, questo sarebbe inevitabilmente accaduto nel 1875, quando Crispi si unì definitivamente a  Lina  Barbagallo, giovane e avvenente leccese, di nobile ceppo borbonico, che già dall'ottobre del 1873 lo aveva reso felicemente padre di una bambina ,Giuseppa Ida Marianna. Il ripudio di Rosalie avveniva dopo 26 anni di vita perigliosa e di stenti vissuta insieme, quando ormai Crispi era un uomo politico affermato ed un avvocato di grido.
Nel '49 marsigliese tutto questo era di lì da avvenire, Rosalie era l' unica amata di un Crispi bisognoso di sostegno emotivo in un momento di grande insicurezza personale. Sul finire dell'anno i due si trasferirono a Torino dove rimasero fino al 1853, quando Crispi, in seguito al soffocamento della cospirazione mazziniana, fu costretto a lasciare il Piemonte per Malta. Egli invitò Rosalie a riparare dai parenti francesi e fu probabilmente questo a far nascere la paura dell'abbandono in lei, tanto più che il patriota si mostrava entusiasta per la favorevole posizione dell'isola, vicina al Regno delle Due Sicilie, e pieno di progetti. Le lettere affettuose di lui che l'assicurava del suo amore e di desiderare il ricongiungimento non appena le condizioni economiche fossero state più propizie  non valsero a rassicurarla. Così nel maggio dello stesso anno lei approdava a Malta dove pretese che Crispi la sposasse, cosa che avvenne il 27 dicembre del 1854, con una cerimonia molto semplice. Il matrimonio celebrato in fretta e furia quando già su Crispi gravava l'ennesimo decreto di espulsione, sarebbe stato indebitamente dichiarato invalido per tirare fuori dagli impicci il politico siciliano colpito dall'accusa di bigamia per avere sposato, nel 1878, la Barbagallo.
Nuova destinazione fu Londra, ancora una volta la donna dovette separarsi dall'oggetto del suo attaccamento per ritornare dai parenti, tuttavia adesso lei non era più un'amante bensì la legittima consorte di Crispi. La separazione durò poco, nel febbraio decideva autonomamente di raggiungere il marito. Nella capitale britannica le condizioni di vita dei novelli sposi migliorarono, qui entrarono nella cerchia di Luigi Scalia, nobile e ricco siciliano, amico di Lord Palmerston, Lord Beaumont e Lord John Russel. Sebbene di idee conservatrici, Scalia era amico di Fabrizi e fratello di Alfonso amico intimo di Rosolino Pilo. Rosalie e Crispi erano spesso presenti ai ricevimenti domenicali, quando gli Scalia aprivano la loro dimora agli esuli presenti a Londra.Qui la signora venne apprezzata non poco per l'eroica devozione al marito che continuava ad accudire come domestica tuttofare.
Scontento della loro condizione finanziaria, Crispi lasciò l'Inghilterra per Parigi nel gennaio del 1856. Qui ebbe finalmente la sensazione di sentirsi sistemato. Al padre (al quale non rivelò mai di essersi unito a Rosalie temendo di deludere ulteriormente i genitori data la bassa estrazione sociale della moglie) scriveva di stare economicamente né bene né male.  Parigi  risultò congeniale anche a Rosalie. I coniugi amavano entrambi vestir bene, tenevano la loro casa in maniera irreprensibile e quando poterono disporre di maggior denaro si profusero in acquisti di beni di consumo e di mobilia. Avevano detto addio per sempre alla vita bohémiennes approdando felicemente al mondo della rispettabilità borghese. Tuttavia sarebbe stato proprio questo, nel tempo, ad incrinare i rapporti fra i due. Se le qualità di eccellente massaia di Rosalie avevano rappresentato un'ancora di salvezza per Crispi negli anni difficili dell'esilio,dopo il 1860 questo non sarebbe stato più sufficiente.
Nel 1858 furono ancora una volta espulsi dalla Francia, sospettati di complicità con Felice Orsini, e forzati a ritornare a Londra. La coppia ritornò in Piemonte nel 1859 durante la seconda guerra d'indipendenza. Qui Crispi prese subito contatto con le compagini garibaldine che preparavano lo sbarco in Sicilia. Da questo momento Rosalie prese parte attiva all'attività cospirativa del marito. Nel marzo riuscì ad ottenere l'incarico della pericolosa missione  di raggiungere Messina, a bordo di un vapore postale, affinché i patrioti siciliani rendessero possibile lo sbarco di Rosolino Pilo e Giovanni Corrao. Proseguì, quindi, per Malta, con l'obiettivo di avvisare gli esuli italiani dell'imminente spedizione e riprendere poi la volta di Genova. Qui vinse le resistenze del marito e dello stesso Garibaldi, che non potendone negare il sangue freddo e le capacità rivelate nella missione appena portata a termine, accettò che, unica donna,  partecipasse all'impresa dei Mille.
In Sicilia, Rosalie si adoperò nel soccorso e nella cura dei feriti mettendo a rischio la sua stessa vita in campo di battaglia sotto il fuoco nemico per portare aiuto  e trarre in salvo i colpiti . Senza sosta fu la sua opera nelle ambulanze di Vita, Salemi ed Alcamo, dove i siciliani la ribattezzarono affettuosamente Rosalia, nome che l'accompagnò fino alla fine dei suoi giorni tanto da essere trasposto come vero anche sulla sua lapide.
Dopo la nomina a deputato del marito, seguirono anni di vita relativamente tranquilla, anche se l'incessante attività politica e forense di Crispi acuirono il senso di solitudine della donna che dovette sentire fortemente la mancanza di figli, tanto da circondarsi di animali. La sua cronica insicurezza nei confronti del marito si acutizzò, divenne petulante cercando continue conferme, ottenendo, giocoforza, l'effetto opposto. La crisi definitiva prese l'avvio con il trasferimento di Crispi da Firenze a Roma. In Toscana la coppia aveva condotto un'esistenza agiata, erano divenuti proprietari di una grande casa, Crispi era riuscito a dedicare più tempo alla moglie rispetto al periodo torinese. Questo tuttavia non era valso a placare le tensioni sempre più caratterizzate da scoppi d'ira violenti di Rosalie che, peraltro, aveva cominciato a fare uso di alcol e a spendere compulsivamente. Nel tardo settembre del 1871 Crispi in procinto di traslocare nella nuova capitale d'Italia le suggerì la separazione, è probabile che avesse già iniziato la relazione con Lina Barbagallo. Rosalie rifiutò e lo seguì bevendo fino all'ultima goccia il calice amaro della gelosia.
Dopo liti sempre più furibonde, accuse reciproche,  penoso coinvolgimento degli amici, l'eroina dei Mille accettò la sconfitta: il 30 dicembre 1875 usciva dalla casa coniugale. Crispi le continuò a pagare il mantenimento fino a che morì , ricordandola nel suo testamento con un lascito generoso.
Nonostante la conclusione burrascosa della loro unione , i due in un epoca successiva ripresero a vedersi. Nelle visite frequenti che Crispi le faceva, ritrovava la consolatrice leale di sempre.
Rosalie si spegneva il 10 novembre 1904, tre anni dopo l'uomo che aveva amato per tutta la vita e nonostante tutto.

M.B.

 

Principale bibliografia di riferimento:

- Duggan C., Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, Roma-Bari, 2000;
- Oddo G., I Mille di Marsala, Milano, 1863.