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Castel Maniace di Siracusa

CASTEL MANIACE (clicca qui per vederlo su google.map)


I fatti del 1860

Nel 1860, la città di Siracusa non si ribellò alle prime notizie dello sbarco dei Mille, ma attese il corso degli eventi militari e delle decisioni politiche. In un susseguirsi di tensioni, ben descritto da Emmanuele De Benedictis nella sua opera Siracusa sotto la mala signoria degli ultimi Borboni, (clicca qui per leggere), tra le diserzioni, gli scontri tra i soldati e i cittadini, la paura di un bombardamento come quello che si era verificato a Palermo, la popolazione si allontanava dalla città per andare nei comuni e nelle campagne vicine (clicca qui per leggere il documento).
Intanto, uomini, armi e munizioni approdavano nella fortezza da Napoli, mentre si consumavano i primi, violenti dissidi tra i soldati, determinati a battersi fino alla morte, e i comandi militari borbonici, che seguendo la politica attendista a loro ordinata sembravano quasi voler fare il gioco dei ribelli.
In questa situazione, presto si era reso necessario un cambio di vertice: così, Francesco II aveva richiamato a corte il generale Rodriguez - decorato nel 1848 per l'onore militare dimostrato a Goito ma adesso destinato ad affrontare un processo militare per la troppa incertezza mostrata nela gestione di quel momento critico - e al suo posto aveva inviato in città, il 23 giugno, il generale Locascio (clicca qui per leggere una sua lettera). Anche lui, tuttavia, sceglieva di proseguire sulla via dell'attendismo, fino al punto di decidere di abbandonare la città senza che si fosse combattuto (clicca qui per leggere il documento). In questo modo, il 6 settembre 1860 la piazza di Siracusa era libera dalle truppe borboniche, che rimasero nel molo porto della città sino allo sgombero definitivo del 13 settembre: non c'erano mezzi che potevano trasportare i 30.000 militari tutti in una volta a Napoli.


Le Origini della fortezza

Secondo la tradizione, il primo ceppo del forte era stato costruito nel 1038, per iniziativa di Giorgio Maniace, come celebrazione della conquista bizantina (greca, secondo alcuni). Federico II di Svevia, grazie all'opera dell'architetto Riccardo da Lentini, l'aveva poi trasformato in castello ed utilizzato come sede di guarnigione militare e come reggia.
La città giaceva all'interno della cinta muraria bastionata dell'isola di Ortigia: le mura erano state restaurate a partire dal 1533 sotto il regno di Carlo V, e via via soggette a modifiche dai più abili architetti militari che lungo il corso del tempo si erano ritrovati ad operare nell'isola. Dopo i lavori di Ferramolino, infatti, la città venne trasformata dall'ingegnere Carlos de Grunemberg in una piazzaforte militare, e l'opera era stata continuata dopo il 1680 da Ferdinando de Vega e altri tecnici. Lo scoppio di una polveriera nel Settecento aveva causato notevoli danni, nonché la necessità di attuare delle riparazioni nel castello, che infine l'avevano reso un importante punto militare in occasione degli scontri navali della guerra di Messina. Durante l'Ottocento la cittadella non venia utilizzata contro la città nemmeno in seguito all'epidemia di colera del 1837, allorché era una violenta rivolta popolare con forti tendenze antiborboniche. I limiti della fortezza venivano così evidenziati dal Maresciallo in campo Del Carretto, il quale - inviato Sicilia per reprimere il moto - collegava la mancata modernizzazione delle fortificazioni siciliane alla facilità con cui l'esplosione rivoluzionaria si era potuta spargere per tutta la città. Il Castello, infatti, non era collegato con l'insieme del sistema fortificato e la truppa militare non poteva in modo agevole sorprendere i ribelli.
Proprio in seguito a quegli eventi, il governo decideva quindi di procedere alla ristrutturazione delle fortificazioni e dei bastioni, in modo da rendere la città-fortezza un punto di appoggio per le operazioni militari da intraprendere nel caso di altre rivolte. Per questi motivi, probabilmente, Siracusa, durante la rivoluzione del 1848, non osò ribellarsi alle truppe borboniche (clicca qui per leggere il documento).

C.S.

 

Principale bibliografia di riferimento:

- Beneventano del Bosco P. ( a cura di), Siracusa urbs magnificentissima, Electa, 1994, Milano;
- Bufardeci, E., Le funeste conseguenze di un pregiudizio popolare, Firenze 1868;
- Chindemi S., Siracusa dal 1826 al 1860, Siracusa 1869;
- De Benedictis, E., Siracusa sotto la mala Signoria degli ultimi Borboni, Torino, 1861;
- Mazzarella S., Zanca Renato, Il libro delle torri. Le torri costiere di Sicilia nei secoli XVI-XX, Sellerio, Palermo 1985;
- Privitera S., Storia di Siracusa antica e moderna, vol. II, Napoli 1879;
- Russo S. (a cura di), I Moti del 1837 e la Sicilia degli anni trenta, Caltanissetta, Ediprint, 1988;