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Dichiarazioni programmatiche

Riportiamo il testo stenografico delle dichiarazioni programmatiche rese in aula, nella seduta del 9 Gennaio 2018, dal Presidente della Regione Siciliana.
 

Don Luigi Sturzo diceva che "un programma politico non si inventa, si vive giorno dopo giorno". Per noi il programma è una guida in continuo aggiornamento, un progetto dinamico. Non è un arido elenco di cose da fare o non fare, di problemi e soluzioni. Ma uno strumento che indica le linee lungo le quali i problemi vanno affrontati e indicare la metodologia di lavoro che verrà adottata nel corso dei prossimi cinque anni.

L'obiettivo finale è quello di riconsegnare ai siciliani una Regione "normale". Restituire dignità e fiducia ai cittadini facendo lievitare una fiera consapevolezza che diventi nel contempo argine contro i fenomeni criminali, contro la rassegnazione e la disperazione.

Non ci soffermeremo in maniera dettagliata su tutti i settori dell'Amministrazione regionale. Ma alcuni aspetti riteniamo meritevoli di attenzione.

Tanto nel contesto interno, quanto in quello internazionale, i più recenti dati socio-economici ci offrono inesorabilmente un quadro allarmante della Sicilia, relegata all'ultimo posto tra le regioni italiane e tra gli ultimi nell'area comunitaria.

Credo che sia sufficiente questa drammatica situazione per mettere in moto ogni energia umana presente nella comunità siciliana e risalire la china. E' anche una questione di orgoglio - se volete - che dovrebbe alimentare un civile movimento di opinione pubblica, per riscattare l'immagine di un'isola ancora prigioniera di antichi pregiudizi e appesantita da luoghi comuni esaltati da un certo giornalismo spazzatura, prodotto da operatori spregiudicati e lautamente pagati.

Siamo ben consapevoli delle responsabilità, delle connivenze, delle opacità recenti e remote che pesano sulle classi dirigenti siciliane in generale, e su parte della cosiddetta società civile, complice e vittima al tempo stesso. Ma una cosa è l'azione di denuncia e di stimolo del giornalismo, altra cosa è l'accanimento, l'ostilità, il pregiudizio condito con falsità, solo per il gusto di fare audience, di fare ascolto.

Già negli anni Settanta, in quest'Aula, i Presidenti della Regione parlavano di un complesso problema "Sicilia" e della necessità di affrontarlo - dico testualmente - e rilanciarlo in stretto raccordo con il più vasto problema meridionale. Ebbene, sono trascorsi quarant'anni e si continua a parlare ancora della Sicilia come di un problema.

Ci pare legittimo chiederci: ma quando questa nostra isola cesserà di essere un problema per diventare, invece, una risorsa per i suoi abitanti, per il Mezzogiorno, per il sistema Italia? Certo non dipenderà solo dalla politica siciliana. Ma noi per primi, Governo regionale, Assemblea, enti locali, operatori economici, e la parte migliore della società, abbiamo il dovere anzitutto morale di lavorare per ridare energia, prospettiva, smalto a questa nostra terra, a cominciare dall'area mediterranea, dove la Sicilia può assumere un protagonismo nell'ottica europea.

La nostra Sicilia deve darsi un ruolo politico attivo, magari d'intesa con le altre regioni del Sud, in una economia europea proiettata verso i paesi dell'area afroasiatica. Per questo sin da subito vogliamo dedicare particolare attenzione ai rapporti della Regione con l'Unione europea e con i paesi extra europei rivieraschi del Mediterraneo, per tornare ad una felice intuizione che negli anni Settanta ebbe il Presidente Bonfiglio, alla ricerca di interessanti sbocchi di mercato e di impiego di capitali da investire nell'isola...(per l'intervento in forma integrale, scarica l'allegato in calce)