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FRANCESCO II DI BORBONE, (Napoli, 16 gennaio 1836 - Arco, 27 dicembre 1894)

FRANCESCO II DI BORBONE

Ultimo re del Regno delle Due Sicilie dal 22 maggio 1859 al 13 febbraio1861. Nulla poteva far prevedere al giovane Francesco, al momento della sua ascesa al trono, che quel fatidico 11 maggio del 1860, il pugno di uomini guidati da Garibaldi sarebbe riuscito a sbarcare indisturbato a Marsala.
Da tempo, tuttavia, i suoi informatori lo avevano messo al corrente di quanto si andava organizzando in Liguria con l'appoggio velato del suo infido cugino torinese, Vittorio Emanuele II. Egli conosceva con sufficiente certezza il numero dei "filibustieri", il giorno ed il luogo della loro partenza, nonché quelli del presunto sbarco. Aveva disposto che 14 incrociatori pattugliassero il perimetro insulare e le truppe borboniche di stanza in Sicilia erano forti di 25.000 uomini. Incalzato dalla moglie Maria Sofia, per una volta d'accordo con l'arcigna suocera Maria Teresa, egli aveva preso la direzione delle misure di difesa. Purtroppo per lui, si era circondato di una gerontocrazia equiparabile a quella che poco più di un secolo dopo avrebbe condotto sull'orlo del baratro l'URSS.
Il primo ministro, Antonio Statella principe di Cassaro, aveva la veneranda età di 80 anni; il ministro della Guerra, Antonio Winspeare, 82; l'inetto Luogotenente, Paolo Ruffo principe di Castelcicala, 71; il generale Lanza che lo sostituì inefficacemente, 73; il generale Landi, a cui si deve l'incredibile ritirata a Calatafimi, 72. Lo stesso Filangeri principe di Satriano, il salvatore del Regno nella rivoluzione del 1848, implorato, invano, da Francesco II di ripetere il miracolo assumendo i pieni poteri, aveva 83 anni.
L'anziano generale, convocato la mattina del 14 maggio, aveva addotto a giustificazione del proprio diniego appunto la sua tarda età e la malattia della moglie. Egli, però, si era dichiarato disposto ad assumere la carica di capo dello Stato Maggiore alla condizione che gli fossero dati 40.000 uomini da concentrare a Messina e soprattutto che fosse lo stesso re a varcare la stretto ponendosi personalmente a guida dell'esercito, concedendo al tempo stesso delle riforme. Il re non accettò nonostante le pressioni della moglie Maria Sofia, e tutto fu perduto.
Certo l'età avanzata dei preposti al comando non è sufficiente a giustificare da sola quanto accadde in quel preludio di estate del 1860, essa tuttavia gravava su uomini privi di iniziativa e forse, nel caso di alcuni di essi, come si sostenne, disposti a vendere il proprio onore .
Dal canto suo Francesco, i cui dispacci a Castelcicala rivelano lucidità ed acume, peccò nel non imporre le sue indicazioni a guisa di ordini perentori. Per quanto saggio poteva essere lasciare  l'ultima decisione a chi si trovava sul campo, permettendo una libertà di manovra in relazione ai mutevoli eventi,del tutto erronea fu la valutazione dell'uomo a cui tale discrezionalità veniva concessa.
La storiografia ha a lungo insistito, poi, sull'inadeguatezza caratteriale dell'ultimo dei Borboni in relazione ai compiti che il destino gli riservò. Figlio di Ferdinando II e della prima moglie Maria Cristina di Savoia (figlia di re Vittorio Emanuele I), che morì dandolo alla luce, Francesco, tenuto lontano dagli affari dello Stato, fu educato secondo rigidi precetti morali e religiosi e nel culto della madre, definita la Regina Santa (il 10 luglio 1859 venne riconosciuta come venerabile dalla Chiesa cattolica). Questo tipo di formazione ebbe l'effetto di mutarne la timidezza e la mitezza dell'indole in ritrosia impacciata, soggezione,timore e fatalismo rassegnato.
L'aspetto non gli era d'aiuto: un corpo magro, lungo e incurvato, un volto giallastro da bambino invecchiato, occhi smorti, sguardo abbassato, spalle cascanti.
Sposò nel 1859 Maria Sofia di Baviera, sorella dell'imperatrice Elisabetta d'Austria (più conosciuta col nome di Sissi), la quale era più giovane di lui di 5 anni ed aveva un temperamento del tutto opposto al suo.
Pur ammaliato dalla bellezza della giovanissima moglie,la prima notte di nozze fu per lui un incubo. Privo della benché minima educazione sessuale e vittima di un distorto senso del peccato, si chiuse nella stanza della madre a pregare, vomitò e attese che la novella sposa si addormentasse prima di varcare la temuta soglia della camera coniugale. La mattina si alzò prima che lei si svegliasse. Questo stato di cose si protrasse nel tempo, immalinconendo la giovane regina. Dovette intervenire il padre spirituale del giovane sovrano, Padre Borrelli, perché Francesco si decidesse a compiere il suo dovere di sposo.
Salito al trono alla morte del padre, il 22 maggio 1859, ne seguì inizialmente l'indirizzo politico. Il suo carattere fatalista e pio spinse la regina Maria Sofia a tentare di prendere la direzione degli affari del regno, entrando così in aperto contrasto con la matrigna del re, la regina madre Maria Teresa.
In politica interna Francesco II di Borbone, pur regnando per poco più di un anno come sovrano sul trono di Napoli, ebbe tempo di varare varie riforme: concesse più autonomie ai comuni, emanò amnistie, nominò delle commissioni aventi lo scopo di migliorare le condizioni dei carcerati nei luoghi di detenzione, dimezzò l'imposta sul macinato, ridusse le tasse doganali, fece aprire le borse di cambio a Reggio Calabria e Chieti; inoltre, siccome era in corso una carestia dette ordini per l'acquisto di grano all'estero per rivenderlo sottocosto alla popolazione e per donarlo alle persone più indigenti, ampliò la rete ferroviaria del Regno (Napoli-Foggia, Foggia-Capo d'Otranto, Palermo-Messina-Catania). In ultimo, ancora nel 1862, quando era ormai già esule in Roma, inviò una grossa somma in aiuto ai napoletani vittime di una delle tante eruzioni del Vesuvio.
In politica estera, dopo un iniziale allineamento alle posizioni conservatrici dell'Austria, in conseguenza dello sbarco di Giuseppe Garibaldi in Sicilia e della sua rapida avanzata fece molte concessioni liberali. Quando ormai era troppo tardi concesse la Costituzione che ebbe come unico effetto quello di allontanare i conservatori legittimisti senza conquistargli il favore dei liberali.
Al precipitare degli avvenimenti cercò persino un'alleanza col cugino Vittorio Emanuele II, che la rifiutò. Dopo la perdita della Sicilia, di fronte all'avvicinarsi di Garibaldi e seguendo il consiglio del nuovo ministro dell'Interno Liborio Romano, che era già compromesso con i piemontesi, il re lasciò Napoli senza combattere per evitare che la città fosse messa a ferro e fuoco dagli invasori e ripiegò con la regina consorte, a Gaeta. Qui Francesco , grazie a contatto giornaliero con la truppa fedele ed affettuosa, si trasformò avvicinandosi all'uomo che Maria Sofia aveva desiderato avere al suo fianco. L'esercito borbonico si difese valorosamente per tre mesi contro l'assedio dell'esercito sardo-piemontese comandato dal generale Enrico Cialdini anche per la presenza di navi francesi che impedivano il blocco dalla parte del mare. Francesco rifiutò tutti i consigli di resa, rispose con autentica dignità di sovrano all'annuncio della partenza della flotta francese: ritirarsi con una fortezza ancora intatta avrebbe voluto dire oscurare l'onore militare, avrebbe voluto dire rinunziare alle speranze che la spontanea reazione in varie province lasciava nutrire. Gli assediati, sostenuti dal comportamento del giovane sovrano e, soprattutto, dall'esempio dell'intrepida Maria Sofia, erano determinati a non cedere, ma il blocco navale, il violento bombardamento, la recrudescenza di un'epidemia di tifo, fecero infine decidere Francesco per la capitolazione, conclusa il 13 febbraio 1861.
La mattina del 14 febbraio, seguito da Maria Sofia e da quanti avevano sostenuto quell'estrema difesa, il re saliva a bordo di una nave francese, la "Mouette", diretto a Roma. Giuntovi,  fu prima ospitato al Quirinale dal papa Pio IX per passare poi a Palazzo Farnese, di proprietà dei Borbone. Nel Natale del 1869, ebbe da  Maria Sofia  una figlia, Maria Cristina Pia, che morì di lì a tre mesi.
L'ultimo dei Borboni rimase a Roma fino all'occupazione delle truppe unitarie avvenuta nel 1870, compiendo alcuni tentativi di organizzare una resistenza armata nel Regno occupato militarmente dai piemontesi. Dal 1870, assunto il titolo di duca di Castro, non avrebbe più fatto parlare di sé né sul piano politico, né su quello privato. Ospitato in un primo momento dal cognato in Baviera, si stabilì poi in Francia, ma non vi tenne fissa dimora, viaggiando spesso.
Il Regno d'Italia aveva confiscato tutti i beni dei Borbone, proponendone la restituzione a Francesco II, ma solo al patto di rinunciare ad ogni pretesa sul trono del Regno delle Due Sicilie, cosa che egli non accettò mai, rispondendo sdegnato: "Il mio onore non è in vendita".
Francesco, che soffriva di diabete, morì, nel 1894, ad Arco di Trento, in uno dei suoi viaggi compiuti per sottoporsi a cure termali, e lì venne sepolto.
Matilde Serao, in un articolo apparso sul Mattino del 29 dicembre, scrisse: «Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco II. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone».

M.B.

Principale bibliografia di riferimento:

- Acton H., Gli ultimi Borboni di Napoli, Milano 1973;
- Albonico A., La mobilitazione legittimista contro il Regno d'Italia: la Spagna e il brigantaggio meridionale postunitario, Milano 1979;
- Coniglio G., I Borboni di Napoli, Varese 1983.
- De Cesare R., La fine di un regno, Napoli 1969;
- Garnier J.P., Nascita dell'Italia: l'ultimo re di Napoli, Napoli 1971;
- Jaeger P.G., F. II di Borbone. L'ultimo re di Napoli, Milano 1982;
- Leoni F., L'attività diplomatica del governo borbonico in esilio (1861-1866), Napoli 1969;
- Saladino A., Il tramonto del Regno delle Due Sicilie nella corrispondenza di F. II e Carlo Filangieri, Napoli 1961;
- Id., L'estrema difesa del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1960; R. Moscati, La fine del Regno di Napoli, Firenze 1960.