Giovedì, 28 marzo 2024
Il portale: ricerca
Home 
Home | I 150 anni dalla spedizione dei mille | Sicilia 150 | Un mosaico di attori | Biografie | Settimo

RUGGERO SETTIMO (Palermo, 19 maggio 1778 - Malta, 12 maggio 1863)

«Venite! Uomo della Sicilia a completare il giubilo del vostro popolo, che di voi si mantenne degno, che soffrì per dodici anni tutto ciò che la tirannide ha di più atroce, ma che non piegò il ginocchio giammai davanti al dominatore, superbo e inesorabile. Il vostro arrivo in Sicilia sarà la più bella delle nostre feste nazionali». Poche ore dopo aver assunto la dittatura di Sicilia, a Salemi, Garibaldi invia queste accorate parole a Malta, all'indirizzo di Ruggero Settimo, che vi è approdato nel lontano 29 aprile del 1849, mentre in patria si consumava la repressione dei moti rivoluzionari, e che da allora non ha più abbandonato il suo "rifugio". Quando gli giunge, qualche giorno più tardi, la lettera del generale scuote profondamente l'animo di Settimo: la gioia per la tanto attesa liberazione della sua terra si avvince al rammarico di non poter accogliere quell'invito, a causa dell'età ormai avanzata e della salute cagionevole. Negli ultimi mesi, Ruggero ha visto tutti i suoi compagni d'esilio prendere il largo, in direzione della Sicilia, per partecipare in prima persona alla realizzazione del sogno politico tanto a lungo coltivato? Malta gli sembra improvvisamente più grande, e molto, molto più solitaria. C'è poi un dispiacere tutto privato: la sorte del nipote, Pietro, che contro il suo parere ha accettato l'incarico di Intendente a Catania e di cui non ha più ricevuto notizie, dopo l'abbandono della città da parte delle truppe borboniche.
La distanza fisica, comunque, non gli impedisce di vivere con estrema intensità gli eventi di quei giorni: a rinvigorirlo sono anche le innumerevoli attestazioni di stima che gli provengono dagli esponenti di tutte le correnti politiche. Pochi giorni dopo Garibaldi, è Cavour a sollecitarlo affinché rientri in patria: è preoccupato della situazione interna che si è venuta a creare sull'isola - soprattutto a causa delle lotte intestine che oppongono democratici e moderati riguardo alla gestione dell'ordine pubblico e alle modalità di annessione al Piemonte - così si affida a Settimo, nella speranza che un suo autorevole intervento possa contribuire a pacificare la Sicilia. Pur senza poter soddisfare quella richiesta, Ruggero si preoccupa di rassicurare il conte, attraverso una lunga missiva in cui si fa garante della devozione dei Siciliani alla causa nazionale, smentendo così l'esistenza di una fazione regionalista contraria all'unità (clicca qui per leggere la lettera). Lo scambio epistolare, comunque, non gli basta e, in occasione del plebiscito del 21 ottobre, Settimo non rinuncia a far arrivare il proprio appello ai suoi compatrioti, inviando al pretore di Palermo un lungo messaggio in favore dell'annessione, e pregandolo di pubblicare le sue parole sulle più autorevoli testate cittadine. Quell' impegno gli vale la gratitudine del re Vittorio Emanuele, che in occasione della sua visita in Sicilia, nel dicembre del 1860, gli conferisce il Collare della SS. Annunziata, onorando così la sua straordinaria attività politica e il contributo di lunga data offerto alle vicende della Sicilia.
Nato a Palermo nel 1778 da una famiglia nobile, Settimo si forma presso l'Accademia marina di Napoli, e diviene presto ufficiale della flotta borbonica, trovandosi coinvolto in numerosi episodi di lotta ai pirati barbareschi. Nel 1812, alla vigilia della "rivoluzione parlamentare" siciliana, abbandona la carriera militare e si dedica alla politica, consacrandosi in poco tempo come leader del partito liberale. È così che lord Bentick - delegato diplomatico del governo inglese e "ago della bilancia" della situazione isolana - lo chiama a guidare il Ministero di Guerra e Marina: Settimo accetta con entusiasmo, dimostrando una profonda abilità nello svolgimento del suo incarico, sino al momento delle dimissioni, che rassegna a marzo del 1813, quando il sovrano si reca sull'isola per assumere la direzione del governo.
L'attività politica di Ruggero si rafforza in occasione delle rivolte del biennio 1820-21: è allora che entra a far parte del governo provvisorio di Palermo, divenendo anche membro della Commissione incaricata di trattare con le squadre napoletane giunte sull'isola al comando di Bausan. Proprio da quest'ultimo si vede offrire l'incarico di Luogotenente generale per la Sicilia, che tuttavia rifiuta, mostrando con orgoglio la sciarpa gialla dell'indipendenza. Dopo la repressione dei moti, Ruggero sceglie di prendere le distanze dalla politica, senza tuttavia rinunciare ad alcuni incarichi di prestigio. Nel 1832 partecipa così alla Commissione Centrale di Salute Pubblica, e tre anni più tardi diviene membro onorario dell'Istituto di Incoraggiamento d'agricoltura, arti e manifatture per la Sicilia. Inoltre, si impegna con passione nella costruzione e organizzazione dell'Istituto agrario Castelnuovo. La sua posizione politica defilata non lo mette però al riparo dalla sorveglianza borbonica, né da alcune velate forme di "persecuzione". Nel 1846, infatti, il consiglio provinciale di Palermo propone che una commissione speciale esegua un'inchiesta sul funzionamento del Castelnuovo, dolendosi del presunto stato di incuria in cui l'Istituto si trova ormai da anni: si tratta, insomma, di una chiara attestazione di sfiducia per l'operato di Settimo. Lui però non si scoraggia, e invia un reclamo ufficiale al Re, riuscendo a dimostrare il valore della sua gestione e ottenendo quindi l'immediata sospensione dell'inchiesta.
Intanto, il 1848 è alle porte: Ruggero partecipa al fermento che prelude all'incendio rivoluzionario, e dopo il 12 gennaio viene scelto come Presidente del governo siciliano, distinguendosi come uno dei promotori del decreto di decadenza della dinastia borbonica e organizzando la missione diplomatica incaricata di offrire ad Alberto Amedeo di Savoia la corona dell'isola.
Dopo la sconfitta della rivolta e l'arrivo di Filangieri, si imbarca per Malta, dove approda all'inizio di Maggio del 1849, accolto festosamente delle autorità britanniche presenti a Valletta. Sull'isola, diviene in fretta il punto di riferimento di tutta l'emigrazione moderata, ma anche il referente privilegiato degli esuli democratici, che gli riconoscono - salvo qualche eccezione - un prestigio ed una levatura morale che valicano gli angusti confini dell'ideologia politica.
Dopo l'unificazione, Settimo viene nominato membro del Parlamento. Gli viene anche offerta la Presidenza della Camera alta, alla quale rinuncia per l'impossibilità di lasciare Malta. In realtà, Ruggero non ha affatto rinunciato a rivedere la sua patria, e nel 1862 prova ad organizzare il suo rientro: è un nuovo aggravarsi della sua salute a rendere irrealizzabile il suo desiderio.
Proprio in quei mesi, si trova coinvolto in un violento scontro politico che lo riempie di amarezza. A Malta, infatti, viene indetta una sottoscrizione per i danneggiati del brigantaggio, alla quale Ruggero aderisce immediatamente. Il suo contributo scandalizza tuttavia il clero maltese e tutta la stampa cattolica, che non riconosce la legittimità del nuovo Stato italiano e considera i briganti strenui e valorosi difensori dei diritti della dinastia Borbonica sul Mezzogiorno d'Italia. Il vescovo di Valletta arriva a minacciare di privarlo della possibilità di accostarsi ai sacramenti, a meno che non riceva una smentita ufficiale in cui Settimo dichiari di non aver inteso ledere i sacri diritti del Pontefice riguardanti il potere temporale della Chiesa. Inizialmente, Ruggero rifiuta. Poi, acconsente a firmare una lettera in cui afferma di non aver voluto offendere in alcun modo la persona del Papa, restando fermo però sul proposito di non fare alcun cenno al suo potere temporale. A determinare la sua "resa" è la consapevolezza della fine imminente, ed il timore di non poter ricevere una degna sepoltura. Il suo presagio è fondato: si spegne solo qualche mese più tardi, il 12 maggio del 1863. Dopo i funerali solenni, celebrati nella cattedrale di Valletta, una nave da guerra trasporta il suo corpo a Palermo, dove viene collocato nella Chiesa di San Domenico, il Pantheon degli uomini illustri siciliani (clicca qui per leggere l'Orazione in morte di Ruggero Settimo).

S.A.G.

Principale bibliografia di riferimento:

- Avarna di Gualtieri C., Ruggero Settimo nel Risorgimento siciliano, Bari 1928;
- Fiorentini B., Malta rifugio di esuli e focolare ardente di rivoluzione durante il Risorgimento, Malta 1966;
- Granata S.A., Le Reali Società economiche siciliane. Un tentativo di modernizzazione borbonica (1831-1861), Acireale-Roma 2008.