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Lettera di Pio IX all'amministratore apostolico di Messina

Da "Giornale Officiale di Sicilia", 4 luglio 1860

«O venerabile fratello, a te salute e benedizione apostolica. Noi abbiamo ricevuto due tue lettere rispettosissime datate il 31 gennaio e 26 febbraio, con le quali in tuo nome ed in quello dei vescovi di cotesta ecclesiastica Provincia ti piacque contestarci e confermarci la forza e la grandezza della devozione e reverenza verso di Noi e verso questa Santa Sede. Però mentre ti dispiacevi moltissimo in esse lettere della nostra calamità ed afflizione, ansiosi Noi e tremanti temevamo gli audaci sforzi di coloro che, sostenuti dall'aiuto dei potentati, calpestando con una impudenza sinora inaudita qualunque diritto divino ed umano, disegnavano di spingere alla rivolta le altre tranquille regioni d'Italia. La Sicilia fu percorsa ed afflitta da tale sventura, e poi, o venerabile fratello, dolentissimi abbiamo veduto contro coteste regioni una schiera perniciosissima di uomini disperati venuta sopra navi del regno di Sardegna.
Sembrerà veramente incredibile ai presenti ed ai futuri l'audacia di ta'predoni, ma il silenzio e la connivenza di coloro le cui navi occupano il porto vincono e superano quella scelleraggine. I pirati hanno messo avanti per ragione quella di estendere la unione italica; colle armi atterriscono l'isola, assalgono le regie armate ed eccitando per ogni dove i popoli alla ribellione ed irrompendo, impadronitisi dei luoghi non fortificati, minacciano la rovina a tutta la Sicilia, se essa non si unisce all'impero del regno subalpino ed a quello non ubbidisce. In verità rovinano tutti i principii a cui si appoggia l'umana società se ognuno può senza opposizione mandare armi e predoni per impossessarsi di ciò che è di altri, ed in tal modo estendere i confini del proprio regno. Ma coloro che sono ingiusti e duri di cuore sappiano che non tarderà a Noi l'aiuto. Quindi confortati, o venerabile fratello, e riponi la tua fiducia nel Signore, il quale non manterrà a lungo in tempesta il giusto. Persevera in tutte le orazioni e preghiere a Lui scongiurandolo acciocché presto venga in aiuto nostro e di tutta l'Italia. Rivolgiamoci con fiducia al patrocinio della onnipotente padrona del mondo, regina del cielo, Maria Vergine Immacolata, la quale stritolò tutti i mostri degli errori e delle eresie. Frattanto con grandissimo affetto io ti abbraccio unitamente agli altri vescovi suffraganei di cotesta provincia e pregando efficacemente Dio Ottimo Massimo, acciocché, rotto il patto de' predoni e de' ribelli, custodisca e difenda col suo santo braccio voi, tutto il clero ed il popolo. Desideriamo che sia auspice di questa divina protezione l'apostolica benedizione che con tutto il cuore amatissimamente impartiamo a te, o venerabile fratello, ai sopradetti vescovi suffraganei e a tutti gli altri.

Da Roma presso San Pietro a' 9 di giugno 1860, l'anno decimoquarto del nostro pontificato.
Pio IX al venerabile fratello Giuseppe Maria Papardo vescovo di Sinope, amministratore apostolico della Chiesa messinese».