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LETTERA DI CARLO CATTANEO A FRANCESCO CRISPI

Sig. Francesco Crispi a Palermo

Lugano 18 luglio 1860

Per farvi pervenire sicuro riscontro della carissima vostra, approfitto della venuta costì del sig. Pedrali, nipote dei fratelli Ciani. Egli viene per ascriversi all'esercito; non so se abbia ancora diciotto anni; ma ebbe già modo di trovarsi nella brigata Regina a Palestro. Se potete fargli cosa grata ve ne sarò tenuto.
Con vero affetto vi ringrazio del vostro invito; vi tengo interprete di quanti costì mi sono benevoli; e vorrei ben potervi corrispondere; e avere un dito anch'io nelle cose ammirabili che il vostro Washington vi fa fare.
Ma mentre mille precedenti mi vietano di venirvi a impiego pubblico non vorrei poi nemmeno aver falso sembiante d'andarne in cerca, come sarebbe immantinenti detto e scritto da tutta la turba dei mondani, se mi movessi senza manifesti motivi d'ordine privato.
Non potendo dunque esser vostro se non da lontano, vi dico con tutto l'animo, che, se v'è cosa che vi sembri io possa fare a giovamento della vostra isola, farò quanto mi direte.
Non so qual cerchio di sicura influenza abbiate, ma la buona volontà è un'influenza che penetra da per tutto anche fra gli avversarj.
Non vi stancate di dire al Generale che non basta saper prendere, è d'uopo saper tenere. Ditegli che non si fidi d'altri che di sé, e di chi si fa sacra norma del suo volere.
Vedo che pensate all'educazione militare; va bene. Ma bisogna allargare ancor più le istituzioni; e il più presto è il meglio. Perché non introdurre, come nel Ticino, l'uso degli esercizi domenicali per tutta la gioventù? Potrete avere armi dotte, marini e officiali, se introdurrete i singoli rami di scienze militari nelle alte scuole, come parte dei corsi di matematica, di disegno ecc. Fatene altrettanti collegii militari.
Ma bisogna pensare anche alla produzione. Or dico a voi come ho detto agli amici Sardi: la grande agricoltura è un'industria, vuole mercati, vuole strade. Le ferrovie non possono arrivar da per tutto. Bisogna far subito tutte le strade communali. Questo darà immantinenti nuovo valore a tutti i prodotti e ne accrescerà subito la massa. In Lombardia le communi debbono avere speso almeno 40 milioni in 50 anni. Ma la Sicilia non può aspettare 50 anni!
Sarebbe da far subito un progetto generale, ben collegato con quello delle ferrovie, affine di procedere con ordine nei lavori cominciando dai rami più importanti ed efficaci. Poi sarebbe da fare un prestito speciale. Dico speciale, altrimenti il denaro finirà per esser deviato in cose che parranno più urgenti; mentre questa lo è più delle altre, perché le ajuta tutte. Fate l'imprestito speciale dando in vendita o in pegno terre demaniali o communali; ma di questo io non vi posso dir nulla perché non ho dati.
Assicurar d'un colpo la costruzione di tutte le strade rurali sarebbe trasformar d'un colpo magico l'isola. Queste sono cose di genere veramente dittatorio. Altrimenti insurgono mille ostacoli. Fate subito , prima di cadere in balia d'un parlamento generale, che crederà fare alla Sicilia una carità, occupandosi di essa tre o quattro sedute all'anno! Vedete la Sardegna, che dopo dodici anni di vita parlamentare, sta peggio della Sicilia; giacché poco meno vasta, non ha la metà della popolazione.
Intanto non vi disanimate per le contrarietà che vi si fanno. Voi guardate al vostro capo. S'egli sa prendere e sa tenere, ormai non ha più bisogno d'alcun governo. Tutti i popoli verranno con lui. Si faccia forte in mare.
Fategli i miei cordiali saluti, come pure al sig. Mordini e ai coniugi Mario.
Siate tutti felici e amatemi.

Vostro
Dr. Carlo Cattaneo