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Il Memoriale di Von Mechel a Francesco II e al generale Nunziante

«Una certa commozione già il 6 si diffondeva nel 4° Reggimento svizzero causata dall'allontanamento dalla bandiera del detto corpo dello stemma del Cantone di Berna, come pure di aver una compagnia di Cacciatori tagliato i mustacchi. Seguii tali sintomi con la massima attenzione [...].

Nel frattempo, era giunto il Suo ordine di mettere il Battaglione sotto le armi per marciare a Ss. Apostoli da dove era stato chiamato aiuto, e poco dopo Ella, Signor Generale, venne personalmente nel quartiere Ferrantina per ripetere il detto Ordine. Io mi permisi rappresentarle quante gravi conseguenze potrebbe aver tale misura, se il 13° Cacciatori si presentasse dinanzi al Quartiere di un Reggimento svizzero per ristabilire l'ordine, giacchè le disposizioni di certi Reggimenti da lungo tempo esistenti verso il 13° potrebbero facilmente condurli a stravaganze de quali, a parer mio, si dovrebbero evitare di provocare. Ella mutò indi il suo ordine in quello di marciare al Battaglione innanzi al Palazzo Reale. Nel rendermi su questo luogo con la parte del Battaglione casermato in Ferrantina e pria di arrivare nel largo Garofalo ricevetti contrordine per mezzo di un ufficiale di Piazza con l'ingiunzione però di tenermi pronto a poter marciare in ogni momento [...].

Dissi alla mia gente che bisognava chiedere un pronunciamento di fedeltà prima di indurre all'obbedienza i sediziosi [...]. Il Battaglione era per la prima volta chiamato ad agire in un affare serio, e principalmente che trattavansi di combattere compatrioti, poi io non poteva sapere se il diavolo non aveva seminato di già la zizzania nella mia gente [...].

Già prima di arrivare a Poggioreale avevamo intese delle sinistre fucilate. Da allora sentimmo pur anche le grida dell'orda sediziosa riunita sul Campo, senza però vederla [...]. Erano almeno 500 smaniosi, miei compatrioti appartenenti a due Reggimenti [...]. Da vecchio militare avrei dovuto conoscere che senza disciplina non si può far capitale di una truppa anche che il suo aspetto estremo fosse il più splendido del mondo [...]. Erano in un quadrato alcuni arma al braccio, altri arma a piedi. Urlavano qua e là, i tamburi battevano la generale, vacillando bandiere di cui si erano impadroniti con violenza [...]. Solo ubriachi potevano agire in quel modo [...]. Era un'ignominia, avrei fatto sparare per lavarla col sangue [...]. Dato i miei recisi ordini di non aprire il fuoco, di aspettare quello dell'avversario e di rispondere solamente allorquando sarebbe divenuto fatto compiuto, poiché si tentarono mediazioni. Il generale De Lary voleva parlare ai sediziosi [...].

Ordinai rispondere al loro fuoco, cosa che avvenne fatta con qualche fermezza, ma molto moderatamente. I sediziosi si diressero verso la strada di Casoria sotto il fuoco dei Tiragliatori guidati dal capitano De Riddich che fece i primi otto prigionieri [...].

Voglio far osservare che il combattimento morale che ebbero a sostenere i novizi del 13° era tale servare che il combattimento fisico non gli può essere paragonato, che lo hanno sostenuto per proprio onore e per la propria giustifica e che ogni altro che sosterranno sarà leggiero rispetto a quello dell'8 luglio. Il 13° battaglione Cacciatori saprà mostrare come merita la fiducia che pose in lui il Re e qualunque cosa l'aspettasse sarà ognora pronto per qualsiasi pericolo, e le sue grida saranno sempre quelle di Viva il RE!».