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La sentenza del 9 agosto

Da Nino Bixio a Bronte, di B. Radice, in Memorie storiche di Bronte, Vol. II, Bronte Stabilimento Tipografico Sociale, 1936.

«In nome di Vittorio Emanuele II. Re d'Italia.
La commissione mista eccezionale di Guerra all'uopo eretta.
Visti gli atti a carico di Nicolò Lombardo del fu Domenico di anni 48 civile, D. Luigi Saitta di Giuseppe di anni 57 medico chirurgo, D. Carmelo Minissale del fu D. Gennaro di anni 55 civile Nunzio Samperi Spiridione di Spiridione di anni 27 murifabbro, Nunzio Spitaleri Nunno del fu Nunzio, di anni 40 villico, Nunzio Longhitano Longi del fu Giuseppe di anni 40 villico, Nunzio Ciraldo Fraiunco del fu Illuminato di anni 50 villico, tutti da Bronte accusati di guerra civile, devastazione, strage, saccheggi, incendii, conseguiti omicidii, e di detenzione di armi vietate per i soli Longhitano, Spitaleri e Lombardo, avvenuti in Bronte dal primo al corr. Agosto 1860 e seguente in danno di Rosario Leotta, e compagni dell'ordine pubblico. Intesi nelle forme di rito tanto i testimoni a carico, che a discarico (sic).
Inteso l'avv. fiscale nelle sue orali conclusioni con le quali si è uniformato all'atto di accusa, e quindi gli accusati condannarsi giusta gli Art. 129, 130, 131, 351 e 355 delle leggi penali decreto Dittatoriale del 28 maggio 1860, ed ordinanza di disarmo del 6 agosto 1860 nonchè alle spese del giudizio in solido secondo l'articolo. Intesi in ultimo luogo tanto gli accusati che il di loro difensore nei mezzi di difesa.

La Commissione ritiratasi in seguito nella Camera del Consiglio e deliberando in segreto;

Il Presidente ha elevato la seguente quistione.
Costa che i succennati accusati siano colpevoli dei reati giusta l'atto di accusa? Considerando che dalla pubblica discussione risulta il seguente fatto. Nella notte del 1 corr. agosto circa le ore 23 e mezzo da diversi punti di questo paese, e principalmente dai punti Santo Vito ed Annunziata si tiravano vari colpi di fucile interpolati da fischi con segni convenzionali di corrispondenza. Alle ore 6 di quella notte si sentivano suonare a stormo le campane di talune chiese e chiamavano i ribelli al disordine ed al trambusto. Fatto giorno il tumulto proseguiva, e tutto il paese era cinto di gente armata, che impediva a chiunque l'uscita. In detto giorno aprivasi la tremenda scena con l'uccisione di Carmelo Luca. Circa le ore 22 si riunì un grande numero di ribaldi, il quale al suono di tromba e di tamburi minacciavano tutti a seguirli al grido di Viva l'Italia ed al trasporto del tre colore vessillo. Fra i capi di quella terribile comitiva era Nunzio Samperi Spiridione, Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longhitano Longi, Nunzio Spitaleri Nunno, ed altra volta D. Nicolò Lombardo, ed altri nella maggior parte ad esso profughi, che seguiti da immensa moltitudine cominciarono dapprima ad incendiare la locanda dei fratelli Lupo, e saccheggiarla, indi passarono all'incendio e saccheggio della casa del miserando interfetto D. Rosario Leotta, e poi a quella dei sigg. Margaglio ed altri ed altri incendi. Nel giorno 3 circa le ore 4 si assassinava il Notaro D. Ignazio Cannata il cui cadavere indi bruciavasi da quei Cannibali nella pubblica piazza. Gli eccidii e rovine avevano luogo con la parola d'ordine di abbattere i cosidetti sorci e realisti che in sostanza tali non erano, ma gente onesta e civile, Nel corso di detto giorno furono uccisi D. Nunzio Battaglia, D. Vito Margaglio, più tardi si trucidava il cassiere D. Francesco Aidala, e poi Antonino Cannata, figlio del notaro ucciso, D. Mariano Mauro, D. Mariano Zappia, D. Giacomo Battaglia e nella sera di quel giorno si uccideva D. Vincenzo Turco. La dimane di quel giorno fatto uscire dai luoghi nascosti Giovanni Spedalieri, D. Rosario Leotta e Giuseppe Martinez sotto promessa di Grazia, barbaramente e proditoriamente quei truci malfattori li finivano insieme al Chierico di questo Seminario Vincenzo Saitta figlio del Percettore.
Che prima di scoppiare i cennati tumulti, un ammutinamento si osservava nel paese fra tutti i villici i quali non si avvicinavano vieppiù ai civili, e solo si vedevano costoro in segreto conferendo e con il suddetto. D. Nicolò Lombardo cui facevano secondi, sebbene finora dubbitamente contestato, D. Luigi Saitta e D. Carmelo Minissale, gli abboccamenti avean luogo e nelle strade eccentriche o in casa Lombardo. Cosa che ai civili di questo paese faceva fortemente sospettare, anzi il testimone De Luca dava certezza che una congiura si ordiva contro loro, da poiché serpeggiava la idea di chiamarsi a basso i Presidenti del Consiglio Civico e Municipio, per inalzarsi invece il Lombardo ed il Saitta, non che quella di eseguirsi con violenza la ripartizione delle terre comunali. Minissale prima di scoppiare in questo paese la strage la guerra civile partiva per Catania. Saitta fu veduto a capitanare quella masnada, ma fu solo chiamato dal popolaccio tutto, ed acclamato presidente dal Consiglio Municipale, che il medesimo come asseriva, dovette per la forza superiore che lo imponeva, accettare. Risulta addippiù che al Lombardo Nicolò, Nunzio Spitaleri Nunno, ed a Nunzio Longhitano Longi furono sorpresi nelle rispettive abitazioni, al primo un fucile, un bastone
animato, nonchè una quantità di palle di piombo inservienti a quello schioppo; al secondo uno schioppo con una baionetta, ed al terzo un coltello ed una lunga coltelluccia. Dette armi furono giudicate atte e pronte a maleficio, epperò di quelle vietate. Gli ingeneri sui cadaveri dei miserandi interfetti furono supplitoriamente assodati, perchè taluni bruciati da quell'onda di malfattori ed altri perchè seppelliti e nel momento passati allo stato di putredine. Si assodarono eziandio ed in modo principale gl'incendi di 46 case avvenuti in quei giorni funesti.
Considerando che l'esposto fatto viene sostenuto da più testimoni presenti allo avvenimento ed al precedente architettato disegno come sorge dalle dichiarazioni di Sebastiano Luca, D. Vincenzo Politi, Giovanna Margaglio, Francesco Paolo Benvegna, Nunzio Lupo, Antonino Uccellatore Fragaro, Mario Zerbo, Ignazio Salvo ed altri.
Considerando che dai rilievi processuali risulta a chiaro giorno, che l'idea dei tumultanti era quella di uccidere una classe di persone, cioè tutti i civili, sotto il pretesto di essere realisti.
Considerando che l'accusato Lombardo, sebbene si diceva innocente, pure non seppe giustificare la propria innocenza, e si asilava sotto a vaghe difese, e che anzi in pubblica discussione il Correo Minissale malvolentieri lo accusava dicendo che il suo torto solo si fosse di avere avvicinato detto Lombardo; che Nunzio Spitaleri Nunno non negò di avere fatto parte in quei tumulti, e lo schioppo sorpreso gli serviva quando faceva la guardia alla cinta del paese. Che gli altri accusati sebbene negano la loro rèità pure le loro difensive asserzioni erano meramente gratuite.
Considerando che per D. Luigi Saitta e D. Carmelo Minissale sebbene taluna dichiarazione testimoniale li colpisca quali eccitatori alla Guerra civile, alla strage ed altro, pure non è tale di farli nel momento con tutta serenità di conoscenza aggiudicare rei di misfatti addebitati, ma che però una ulteriore e più ampia istruzione tali potrebbe addimostrarli.
La Commissione ad unanimità di voti uniformemente ed in parte difformemente all'atto di accusa dell'avvocato fiscale:

Dichiara

Non costare abbastanza che Luigi Saitta e Carmelo Minissale siano colpevoli dei reati loro addebitati. Costare bensì che Nicolò Lombardo, Nunzio Samperi Speridione, Nunzio Spitaleri Nunno, Nunzio Ciraldo Fraiunco e Nunzio Longhitano Longi siano colpevoli dei reati loro addebitati giusta l'atto d'accusa. Risoluta così la quistione di fatto il Presidente ha elevato quella di diritto nel modo seguente.
Considerando che i reati addebbitati ai suddetti rei Lombardo e compagni sono letteralmente previsti dagli art. 129, 130, 131, 351, 355 leggi penali, Decreto Dittatoriale del 28 maggio, ordinanza di disarmo del 6 agosto 1860.
Considerando che il non costa viene previsto dall'art. 280 proc. penale.
Considerando che ogni condanna porta seco quella delle spese del giudizio dei danni ed interessi in solido allorchè trattasi di più rei per lo stesso reato giusta gli art. 296 e 51 procedura penale. - Visti i suddetti articoli, Decreto ed ordinanza così concepiti.
Art. 129 - «Chiunque ecciterà la guerra civile tra popolazione e popolazione del Regno e tra gli abitanti di una popolazione stessa armandogli o inducendogli ad armarsi gli uni contro gli altri, è punito con la morte.
Art. 130 - «Chiunque porti la devastazione, la strage ed il saccheggio in uno o più comuni, o contro una classe di persone è punito colla morte e col secondo grado di pubblico esempio.
Art. 131 - «Chiunque nel caso dei dui precedenti articoli prenda parte attiva negli omicidi, nelle devastazioni e nei saccheggi è punito colla morte.
Art. 351 - «La premeditazione consiste nel disegno formato prima della azione contro la persona di un individuo determinato ed anche contro la persone di un individuo indeterminato che sarà trovato od incontrato, quando anche se ne faccia dipendere l'esecuzione dal concorso di qualche circostanza o condizione.
Art. 355 - «Ogni altro omicidio volontario sarà punito col 4 grado dei ferri. I reati di furto, di omicidio, di saccheggio di qualunque natura saranno puniti colla morte (Decreto Dittatoriale 28 maggio 1860).
Il paese di Bronte colpevole di lesa umanità è dichiarato in istato di assedio. Nel termine di tre ore da incominciare alle ore 13 e mezza, gli abitanti consegneranno le armi da fuoco e da taglio sotto pena di fucilazione per i detentori. Gli autori dei delitti commessi saranno consegnati alle autorità militari per essere giudicati dalla Commissione speciale (Ordinanza del 6 agosto 1860).
Art. 51 dette leggi - Tutti gli individui condannati per uno stesso reato sono tenuti in solido alle ammende, alle restituzioni, ai danni ed interessi ed alle spese.
Art. 296 Proc. Penale - Pronunziandosi la condanna all'accusato deve colla decisione stessa pronunziarsi la sua condanna al pagamento delle spese del Giudizio sia in favore della Reale Tesoreria, sia in favore della parte civile.
La Commissione colla medesima unanimità di voti

Ordina

Di prendersi una più ampia istruzione sul conto dei suddetti Saitta e Minissale rimanendo sotto lo stesso modo di custodia. Condanna Nicolò Lombardo, Nunzio Samperi Spiridione, Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longhitano Longi e Nunzio Spitaleri Nunno alla pena di morte da eseguirsi colla fucilazione e col 2 grado di pubblico esempio nel giorno d'oggi alle ore 22 d'Italia.
Li condanna altresì alle spese del giudizio in solido in favore della Cassa della Finanza da liquidarsi come per legge.
Ordina infine che della presente se ne affissino tante copie in istampa per quanto sono i comuni dell'Isola per la debita pubblicità.
Fatto, deciso e pubblicato in Bronte oggi il nove agosto milleottocentosessanta alle ore venti, in continuazione dell'ultimo atto della pubblica discussione.


De Felice - Presidente
Biagio Cormagi - Giudice
Alfio Castro - Giudice
Ignazio Cragnotto - Giudice
Nicolò Boscarini - Segret. Com.

Visto l'Avv. fiscale: Michelangelo Guarnaccia.

 

 

 

DICHIARAZIONE DI MORTE
Commissione di guerra N. 51.

Bronte 10 agosto 1860.
Al Sig. Presidente del Municipio di Bronte
Signore - Per l'uso di legge le rimetto certificato sul conto di D. Nicolò Lombardo e compagni di questo.


L'avvocato fiscale
Michelangelo Guarnaccia

Si certifica da me qui sottoscritto segretario cancelliere presso la commissione mista eccezionale di Guerra qualmente oggi stesso cessarono di vita.
1. D. Nicolò Lombardo del fu Giuseppe di anni 48.
2. Nunzio Samperi figlio di Spirione di anni 27.
3. Nunzio Spitaleri Nunno del fu Nunzio di anni 40.
4. Nunzio Longhitano Longi fu Giuseppe di anni 40.
5. Nunzio Ciraldo Fraiunco del fu Illuminato di anni 50 da Bronte.
E perchè costi ove di ragione ne ho formato il presente.
Fatto in Bronte li 10 agosto 1860.
 

Il Segretario cancelliere
Nicolò Boscarini
Visto
l'avvocato fiscale, Michelangelo Guarnaccia

 

CASE INCENDIATE E SACCHEGGIATE

L'Ufficio postale - Archivio Notarile d'Ignazio Cannata - L'archivio comunale - Casino dei Civile - Teatro - Farmacia di Antonino Parrinelli - Farmacia di D. Giovanni Leanza - Locanda dei fratelli Lupo - Casa di D. Ferdinando Margaglio, di Leotta Rosario, di D. Vincenzo Saitta, di Antonino Cannata, di Ignazio Cannata, di D. Francesco Cimbali, di Caterina Giarrizzi, dell'Avv. Giuseppe Liuzzo, di Francesco Aidala Cassiere, di Antonino Radice Spedalieri, di Nunzio Radice Spedalieri, di D. Francesco Aidala, di Parrinelli Antonino, del Sac. D. Luigi Luca, di D. Antonino Leanza, di Giuseppe Viola, di D. Nunzio Sanfilippo, di D. Vito Margaglio, di Mastro Gaetano Lupo, delle sorelle Leanza, di Mastro Gregorio Venia, di Antonino Saitta Florio, di D. Filippo Palermo Capparino, di D. Lorenzo Luca, di D. Pietro Sanfilippo, capo della Guardia Urbana».