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Viva l'Italia

Viva l'Italia

Viva l'Italia - Regia di Roberto Rossellini
Soggetto: Sergio Amidei, Antonio Petrucci, Luigi Chiarini, Carlo Alianello
Sceneggiatura Sergio Amidei, Diego Fabbri, Antonio Petrucci, Roberto Rossellini, Antonello Trombadori
Fotografia: Luciano Transatti
Montaggio: Roberto Cinquini
Scenografia: Gepi Mariani
Costumi: Marcella De Marchis
Musica: Renzo Rossellini
Interpreti Renzo Ricci (Garibaldi), Franco Interlenghi (Bandi), Paolo Stoppa (Nino Bixio), Giovanna Ralli (Rosa), Tina Louise (giornalista francese), Vando Tress (Luigi Gusmaroli), Evar Maran (Francesco Montanari), Carlo Gazzabini (Giuseppe Sirtori), Remo De Angelis (Giuseppe Missori), Attilio Dottesio (Francesco Crispi), Franco Lantieri (Giuseppe La Farina), Amedeo Gerard (generale Landi), Marco Mariani (maggiore Sforza), Luigi Borghese (tenente De Laurentis), Philip Harthlus (Alessandro Dumas), Leonardo Botta (Menotti Garibaldi), Giuseppe Lo Presti (Litta-Modignani), Raimondo Croce (Francesco II), Sveva Caracciolo d'Acquara (regina Maria Sofia), Piero Braccialini (Mazzini), Vittorio Bottone (Vittorio Emanuele II).
Produzione Cineritz- Tempo Film- Galatea - Francinex Roma-Parigi
Origine Italia-Francia 1961
Durata: 139'

 

 

Commissionato a Roberto Rossellini nel 1960, in vista delle celebrazioni del primo centenario dell'unità d'Italia, Viva l'Italia ha una struttura e un'impostazione più da documentario che da film storico, privo com'è, volutamente, di un centro unificante, di uno o più plot capaci di costituire il motore propulsivo della storia narrata in immagini, centrata sull'intera spedizione dei Mille nel Regno delle Due Sicilie.
Dopo aver brevemente illustrato, a partire da una cartina geografica della penisola italiana, la situazione politica dell'Italia all'indomani della guerra del '59, l'attenzione viene spostata sugli eventi che si stanno determinando in Sicilia, in particolare sullo scoppio della rivolta della Gancia ad opera di alcuni patrioti che non esitano a sacrificare la propria vita pur di affermare la loro fede democratica e liberale. Ma la rivolta è anche il segnale atteso dai volontari garibaldini e dagli esuli siciliani riuniti a Genova per tentare la grande impresa di muovere con una spedizione guidata da Garibaldi alla volta dell'isola, per strapparla definitivamente alla dominazione di Francesco II.  Dopo alcune esitazioni Garibaldi scioglie gli indugi e con un forte proclama annuncia la partenza per la Sicilia, al grido di Viva l'Italia, viva Vittorio Emanuele. Comincia così il cammino che nel breve volgere di sei mesi lo porterà da Quarto a Teano, attraverso una serie di tappe significative, quali la battaglia di Calatafimi, quella di Palermo, lo sbarco in Calabria, l'ingresso a Napoli, la battaglia del Volturno.
Nell'economia complessiva del film, tuttavia, gli eventi che si svolgono in Sicilia assumono una parte preponderante che appare direttamente proporzionale al tempo trascorso effettivamente da Garibaldi nell'isola, dal maggio all'agosto del 1860, quasi a voler dilatare anche sullo schermo il peso e l'importanza per il successo dell'intera impresa di quanto era accaduto in quel lasso di tempo. Anche il ritmo del film segue la stessa partitura, lento e pacato all'inizio, nonostante la drammaticità degli eventi, via via più accelerato e convulso a mano a mano che si va verso lo scioglimento finale, costituito dalla battaglia decisiva combattuta sul Volturno, per poi tornare a farsi di nuovo lento alla fine, al momento del passaggio di consegne da Garibaldi a Vittorio Emanuele II e alla successiva partenza solitaria del generale per Caprera.
Rossellini è attento alla ricostruzione storica dei fatti, che a volte sono riproposti con cura meticolosa e quasi pignola, ma si astiene dall'esprimere un giudizio e dal costruire un discorso a tesi, mirando piuttosto a dar conto della complessità delle forze in campo facendole agire direttamente oppure affidando ai dialoghi tra i vari personaggi il compito di spiegare e di far comprendere ciò che sta avvenendo o che è già accaduto. Evita, inoltre, di caricare di simbolismi le immagini proposte e di offrire, di conseguenza, una celebrazione trionfalistica del Risorgimento.
Filo conduttore di tutta la storia è Garibaldi, di cui il regista delinea due spazi di azione, uno pubblico e uno privato, dove agiscono rispettivamente il Garibaldi-generale e condottiero attento alla propria immagine di guida dei propri uomini, e il Garibaldi-uomo di mezza età un po' stanco e acciaccato, in camicia da notte e in pantofole, dalla vista indebolita e tormentato dalla gotta. A prevalere, alla fine, tra i due, il Garibaldi-uomo capace di dismettere in un breve istante i panni del condottiero e di consegnarsi come umile soldato al re per il quale ha combattuto e ha conquistato un regno, senza nulla volerne in cambio.
Attorno a lui molti dei personaggi storici che parteciparono a quell'avventura, quali Nino Bixio, (sempre nervoso e irascibile), Giuseppe Bandi, Luigi Gusmaroli, il figlio Menotti, accanto ad altri come Francesco Crispi, Giuseppe La Farina, Giuseppe La Masa, il generale Landi, Alessandro Dumas, Giuseppe Mazzini, appena intravisti per pochi istanti. Di nessuno peraltro si approfondisce il carattere o si danno spiegazioni per le azioni compiute, finendo per risultare tutti allo stesso modo funzionali alla costruzione di una narrativa della Storia attraverso la macchina da presa.  

  T. G.