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GEROLAMO BIXIO, detto Nino, (Genova, 2 ottobre 1821 - Isola di Sumatra 16 dicembre 1873)

Nino Bixio

Il cipiglio di un uomo duro, la bocca stretta in una smorfia di disprezzo, la mano alla spada, pronta a sguainarla. Così le memorie dei garibaldini e la storiografia tradizionale hanno immortalato Nino Bixio. Le molteplici narrazioni della spedizione dei Mille l'hanno poi fermato ritto su una scialuppa, pronto a levarsi, all'urlo di «All'arrembaggio!», all'assalto della nave che lo avrebbe portato a Marsala, come un vero corsaro, spietato e sanguinario. Il crudele Nino Bixio. Ecco un altro attributo col quale è passato alla storia l'artefice della terribile repressione di Bronte. Ma il rischio che si corre a prestar fede a questi accattivanti ritratti è quello di ridurre una figura chiave del volontariato garibaldino, il «secondo dei Mille», ad una caricatura, che non rende giustizia alla complessità della storia.
Figlio di Tommaso, impiegato dell'Ufficio del Marchio, e di Colomba Caffarelli, i suoi biografi attribuiscono alla prematura perdita della madre le cause di una giovinezza scapestrata, che spinse il padre a farlo assumere come mozzo su una nave mercantile, quando aveva 13 anni, e a farlo arruolare tre anni dopo, era il 1837, come volontario nella marina militare sarda. Nel 1841 divenne allievo pilota e nel 1844 poté congedarsi con un anno d'anticipo grazie al pagamento del riscatto da parte del fratello Alessandro.
Palcoscenico della sua intera esistenza fu il mare: nel 1845, dal porto di Genova si imbarcò di nuovo su una nave mercantile, che lo condusse a toccare mete esotiche come Sumatra e grandi città d'oltreoceano come New York. A Parigi nel 1846, fu introdotto da Alessandro nei gruppi di cospirazione contro la monarchia di Luigi Filippo e conobbe il capo dei mazziniani in Francia, Giuseppe Lamberti. Trascorse a Genova il 1847 e incontrò la madre di Mazzini, i fratelli Ruffini e Goffredo Mameli: il suo ingresso nel mondo della cospirazione passò dunque per vie repubblicane, ma mai disdegnò  la collaborazione con i moderati. Quando si profilò nel 1848 uno scontro diretto contro l'Austria si arruolò come volontario, passando da una legione all'altra nelle battaglie di Brescia, di Governolo e di Vicenza. Non mancò in Romagna nei panni dell'ufficiale garibaldino e provò a difendere la Repubblica romana dalle truppe francesi.
Con Medici e Bertani nel 1855 iniziò ad accarezzare l'idea, che per il successo di una guerra contro l'Austria, andavano accettati l'aiuto e i mezzi offerti dalla monarchia sabauda e dal governo di Cavour senza alcuna riserva.
Nel 1859 partecipò con Garibaldi alla formazione del gruppo di volontari dei Cacciatori delle Alpi e fece valere il proprio rapporto privilegiato con il generale, ma soprattutto con Cavour nell'organizzazione della spedizione dei Mille. Il ministro piemontese guardava con particolare simpatia all'ufficiale genovese, in ossequio all'amicizia col fratello, Alessandro Bixio, uomo d'affari naturalizzato francese, deputato alla Costituente parigina nel 1848 e molto vicino a Napoleone III.
Braccio destro di Garibaldi, Bixio guidò l'arrembaggio ai vapori della Rubattino, il Piemonte  e il Lombardo, su cui si sarebbero imbarcati i volontari, dopo aver verificato la complicità del direttore della compagnia di navigazione Giovambattista Fauché, che si era impegnato a non dare l'allarme.
Ma la sua partecipazione all'impresa è rammentata più per gli episodi violenti di cui si rese protagonista, le sfuriate ai subalterni e le liti con gli ufficiali parigrado, che per il suo ruolo di mediazione tra democratici e governo cavouriano. Giuseppe Cesare Abba ricorda che scagliò un piatto in faccia al caporale Plona (clicca qui per leggere il brano Viva Bixio,tratto da Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille di Giuseppe Cesare Abba), mentre Giacomo Oddo racconta del memorabile schiaffo al capo della retroguardia dei Mille, Carmelo Agnetta (clicca qui per leggere il brano Lo schiaffo di Bixio, tratto da I Mille di Marsala. Scene rivoluzionarie di Giacomo Oddo). Il suo nome è poi legato alla repressione della rivolta di Bronte: Crispi lo inviò nella località etnea a restaurare l'ordine e il generale garibaldino mise in stato d'assedio la città, impose il coprifuoco, arrestò centinaia di persone, sospettate di aver preso parte all'insurrezione, e fece fucilare cinque uomini dopo un processo sommario.
Smobilitato l'esercito meridionale, Bixio fu uno dei pochi ufficiali che furono inquadrati nell'esercito regolare con l'elevatissimo grado di tenente generale e certamente giocò un ruolo non secondario in questa conferma l'amicizia con Cavour.
Venne eletto deputato a Genova nel 1861 e nel 1867 grazie al sostegno di Agostino Depretis a Castel San Giovanni. Fece parte della Commissione generale per il Bilancio e si preoccupò della problema del brigantaggio, in qualità di membro della Commissione, costituita dal Parlamento per lo studio della questione, mostrando una particolare apprensione per i travagli sociali ed economici del Mezzogiorno.
Gli scranni del parlamento non riuscirono però a trattenerlo a lungo da quel desiderio di azione che caratterizzò tutta la sua esistenza. Con Cavour e Garibaldi si tenne in contatto con alcuni esuli come Ludwik Mieroslawski per l'organizzazione di tentativi insurrezionali nell'Europa orientale e con Bettino Ricasoli volle diffondere l'istruzione militare Garibaldi attraverso l'istituzione dei "tiri a segno".
Continuò a percorrere il continente europeo in lungo e in largo, coniugando la passione per il viaggio con l'interesse per l'arte della guerra e visitando piazzeforti, industrie pesanti, porti militari.
Nel 1871 chiuse definitivamente il suo rapporto con l'esercito italiano, che aveva continuato a servire come comandante della divisione territoriale di Brescia nel 1866, di quella di Perugia nel 1867 e infine, durante la presa di Roma del 1870, a capo della seconda divisione di Bologna che avrebbe dovuto attaccare da Nord lo Stato Pontificio.
Scelse di nuovo la via del mare e il 6 luglio 1873 partì da Messina per Batavia e Singapore. Colpito da febbre gialla nel mare di Sumatra morì il 16 dicembre 1873, ma nemmeno le sue spoglie riuscirono ad avere pace: la sua tomba venne profanata e solo alcuni anni dopo i suoi resti, ritrovati sulla spiaggia di Atcon, tornarono a Genova per essere sepolti.

C.M.P.

Principale bibliografia di riferimento:

- Abba G., La vita di Nino Bixio, Casa Editrice Nazionale, Torino-Roma 1905;
- Guerzoni G., La vita di Nino Bixio, G. Barbéra Editore, Firenze 1875;
- Messana Virga M.S., La formazione politica di Nino Bixio, I.S.S.P.E., Palermo 1990;
- Morelli E. (a cura di) Epistolario di Nino Bixio, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Roma 1939-1954;
- Staglieno M., Nino Bixio, Rizzoli, Milano 1973.