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AGOSTINO DEPRETIS (Cascina Bella, 31 gennaio 1813 - Stradella, 29 luglio 1887)

Nacque in una famiglia di agiati fittavoli. Fin dalla prima giovinezza aderì alle idee di Giuseppe Mazzini e fu membro della Giovine Italia, l'organizzazione fondata nell'estate del 1831, il cui vessillo era la bandiera tricolore e i cui obiettivi politici erano unità nazionale, indipendenza e repubblica. Si laureò in legge a Pavia nel 1834. Partecipò a diversi moti mazziniani e nel biennio 1847-48 organizzò il movimento liberale nel Vogherese. Rischiò di essere arrestato dagli austriaci in occasione di un tentativo di portare armi agli insorti di Milano nel 1848. Eletto deputato al parlamento subalpino il 26 giugno 1848 si collocò all'opposizione e fu molto critico nei confronti del governo sabaudo. La sua attività politica si affiancava a quella di giornalista. Depretis collaborò infatti al periodico «Concordia» e fondò, insieme a Cesare Correnti, il giornale «Progresso». Si schierò contro l'intervento dell'esercito piemontese in Crimea ma tre anni dopo, nel 1859, nel quadro della collaborazione tra la Sinistra moderata e Cavour, fu inviato a Brescia come governatore provvisorio, dopo la II guerra di indipendenza e l'annessione della Lombardia al Piemonte.
Nel 1860 lo troviamo in Sicilia con un ruolo di mediatore tra Cavour e Garibaldi. Cavour infatti premeva affinché la Sicilia votasse subito per l'annessione al regno sabaudo mentre Garibaldi voleva prima arrivare a Napoli o addirittura a Roma e solo allora far votare l'annessione di tutta l'Italia meridionale. Con un decreto del 14 maggio emanato a Salemi, Garibaldi aveva dichiarato di assumere, su invito dei nobili cittadini e dei comuni siciliani, la dittatura in Sicilia, nel nome di Vittorio Emanuele, re d'Italia. In assenza di Garibaldi, impegnato nella spedizione diretta a Napoli e dopo un breve periodo di affidamento della autorità dittatoriale al generale Sirtori, il 22 luglio tutti i poteri nell'isola vennero affidati a Depretis al quale venne conferito il titolo di prodittatore. Da sostenitore del connubio fra centro-destra e centro-sinistra, Depretis venne salutato in Sicilia come un intermediario fra i democratici e i piemontesi. Da prodittatore Depretis cercò di porre fine al disordine amministrativo nell'isola. Egli infatti si sentì schiacciato dal caos amministrativo che regnava in Sicilia e si convinse ben presto che la situazione non poteva essere risolta se non con l'annessione immediata. Il 30 agosto Cavour incaricò il deputato Giambattista Bottero di fare pressioni sul Depretis per fargli indire i plebisciti entro il 15 settembre. Il 4 settembre, in effetti, Depretis inviò al quartier generale di Garibaldi Giuseppe Piola, ministro della Marina nel governo prodittatoriale, con diversi indirizzi annessionistici dei comuni siciliani. Il 5 riunì il consiglio dei ministri del governo prodittatoriale per indire i plebisciti. A quel punto, il braccio destro di Garibaldi in Sicilia, Francesco Crispi e altri democratici, come il mazziniano Giorgio Asproni, entrarono in contrasto con Depretis. Per protesta contro i provvedimenti del prodittatore Crispi si dimise. Garibaldi si schierò apertamente con Crispi e Depretis, il 14 settembre, decise di rassegnare le dimissioni dalla carica. Fu sostituito da Antonio Mordini fino al plebiscito del 21 ottobre.
Nel 1862 Depretis entrò a far parte del governo di Urbano Rattazzi, in qualità di ministro dei Lavori Pubblici ma dopo la spedizione di Garibaldi conclusa sull'Aspromonte nella quale, ancora una volta, svolse un ruolo di intermediario tra il generale e il governo, passò di nuovo all'opposizione. In occasione della guerra contro l'Austria del 1866 ritornò al governo con l'incarico di ministro della Marina e poi delle Finanze. Dal 1867 al 1876 fu all'opposizione rispetto ai governi della Destra storica e, a partire dal 1873, anno della morte di Rattazzi, divenne il leader della Sinistra storica. Il 25 marzo, in seguito alla caduta dell'ultimo governo della Destra, presieduto da Marco Minghetti, divenne presidente del consiglio del primo governo della Sinistra storica. Da allora fino al 29 luglio 1887, giorno della sua morte a Stradella (il collegio elettorale dove aveva pronunciato il celebre discorso sul "trasformismo"), fu a capo di 9 dicasteri, interrotti solo da tre brevi ministeri Cairoli. Dal 1883 Depretis riuscì a creare delle maggioranze in Parlamento a sostegno dei suoi governi con abili manovre che sono passate alla storia con il nome di trasformismo. La politica del trasformismo fu molto criticata, anche dalla parte della Sinistra capeggiata da Crispi, Nicotera e Cairoli (la Pentarchia), ma essa era il risultato della situazione politica italiana, priva di formazioni partitiche strutturate e differenziate da un punto di vista programmatico e dominata da una classe sociale sostanzialmente omogenea nonostante i dissidi interni e chiusa a un reale ricambio.
In questo decennio furono molte le riforme compiute per portare avanti il processo di costruzione dello Stato italiano: la realizzazione delle infrastrutture, soprattutto strade e ferrovie; nel 1877 la legge Coppino sull'istruzione elementare che portò a 9 anni l'obbligo della frequenza scolastica; la nuova legge elettorale del 1882 che concesse il diritto di voto a tutti i cittadini che avessero compiuto 21 anni e sapessero leggere e scrivere; l'abolizione della tassa sul macinato nel 1884. In politica estera, a partire dal 1881, Depretis si avvicinò agli Imperi centrali e stipulò con Austria e Germania la Triplice Alleanza.

G.P.

Principale bibliografia di riferimento:

- AA. VV., La Sicilia e l'Unità d'Italia, Atti del Congresso Internazionale di Studi Storici sul Risorgimento italiano (Palermo 15-20 aprile 1961), Milano, Feltrinelli, 1962;
- Alatri P., Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra (1866-1874), Torino, Einaudi, 1953;
- Renda F., Storia della Sicilia, vol. III, Dall'Unità ai giorni nostri, Palermo, Sellerio, 2003;
- Riall L., La Sicilia e l'unificazione italiana. Politica liberale e potere locale (1815-1866), Torino, Einaudi, 2004;
- Scirocco A., Il Mezzogiorno nell'Italia unita (1861-1865), Napoli, SEN, 1979.