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I simboli della Regione Siciliana

La bandiera

La bandiera

La bandiera siciliana fu adottata ufficialmente con la legge regionale n. 1 del 4 gennaio 2000, precedentemente i simboli ufficiali della Sicilia erano stemma e gonfalone, adottati con la legge regionale n. 12 del 28 luglio 1990. Le origini storiche della bandiera risalgono al XIII secolo. Il vessillo venne utilizzato nella rivolta antifrancese del Vespro Siciliano, scoppiato a Palermo il 30 Marzo 1282. Un momento di rilevanza simbolica della Triscele nella storia della Sicilia si è avuta il 30 agosto 1302 con la costituzione dell'isola in Regno di Trinacria a seguito della pace di Caltabellotta, alla conclusione della guerra del Vespro.

La bandiera ufficiale è un drappo bicolore giallorosso con al centro il vecchio simbolo triscelico della Trinacria, esprime diagonalmente il giallo della bandiera civica di Palermo e il rosso della bandiera civica di Corleone, che fu il primo comune siciliano a seguire l'esempio di Palermo nella rivolta contro gli Angioini.
La bandiera al centro riproduce lo stemma della Regione siciliana composto dall'unione di due diversi simboli, la Triscele e il Gorgoneion.

La Triscele, conosciuta comunemente anche come Trinacria o Triquetrasi presenta come la raffigurazione di un essere mitologico con tre gambe. Le sue origini risalgono alla notte dei tempi e sono avvolte nel mistero. Secondo i ricercatori storici si tratta di un simbolo di origine indo-aria che raffigurava il dio del sole nella sua triplice forma di primavera, estate e inverno etrova corrispondenti rappresentazioni in altre antiche civiltà nordeuropee, mesopotamiche e centro-americane.

Il ritrovamento di una Triscele nell'Agrigentino, a Palma di Montechiaro, accredita l'ipotesi dell'origine minoica dei primi esempi di civilizzazione sull'Isola in coerenza con quanto raccontato da Omero, cioè che Minosse, partito da Cnosso all'inseguimento di Dedalo, sbarcò in Sicilia. Comunque è storicamente accertato che l'essere con tre gambe apparve in un periodo antecedente alla colonizzazione greca dell'isola, ma furono i Greci i primi achiamarla Trinakìa (mutato nel tempo in Trinacria), dalla parola greca: trinacrios, che significa treis (tre) e àkra (promontori), da cui anche il latino trìquetra (a tre vertici). Le tre gambe rappresentano, infatti, i tre promontori, punti estremi dell'isola: capo Peloro, o punta del Faro a Messina, capo Passero a Siracusa, capo Lilibeo, o capo Boeo, a Marsala. La Triscele, in seguito, fu adottato dai greci come simbolo della Trinacria, che è rimasto un sinonimo per Sicilia. Il simbolo della Trinacria perdette in seguito il suo originario valore solare e ne acquistò uno sacrale in Sicilia, dato il suo valore apotropaico che lo trasformò in una sorta di talismano. I normanni, arrivati in Sicilia nel 1072, esportarono la Trinacria nell'isola di Man, che la scelse come simbolo in sostituzione di quello precedente (un vascello) di origine scandinava.

Il Gorgoneion,posto al centro della Triscele è la testa della Gorgone, chiamata anche Medusa,i cui capelli sono serpenti intrecciati con spighe di grano, dalla quale si irradiano le tre gambe piegate all'altezza del ginocchio. Le Gorgoni, secondo la mitologia greca, Erano tre sorelle, Steno, Euriale e Medusa. Di aspetto mostruoso, avevano ali d'oro, mani con artigli di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti al posto dei capelli e chiunque le guardasse direttamente negli occhi rimaneva pietrificato. La Gorgone per antonomasia era Medusa, unica mortale fra le tre e loro regina, nonché la custode degli Inferi. Le Gorgoni rappresentavano la perversione nelle sue tre forme: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa la perversione intellettuale. Un'altra versione della testa è quella di una donna, forse di una dea, in taluni casi raffigurata con le ali per indicare l'eterno trascorrere del tempo, contornata da serpenti per indicare la saggezza. I serpentiin seguito furono sostituiti da spighe di frumento dai Romani per significare la fertilità della terra dell'Isola e simboleggiare il suo status di "granaio" di Roma.
La legge stabilisce che la bandiera siciliana sia esposta all'esterno di Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana, di Palazzo Orleans, che ospita la presidenza della Regione, e in tutti i consigli provinciali e comunali, nelle sedi degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nelle strutture in cui sono costituiti seggi elettorali in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano.



Lo stemma

Lo stemma

Lo stemma della Regione Siciliana è costituito da uno scudo alla francese raffigurante al centro la Triscele color carnato, con il Gorgoneion e le spighe, in campo trinciato color rosso aranciato e giallo.
 



Il gonfalone

Il gonfalone

Il gonfalone della Regione Siciliana, delle dimensioni di metri due per uno, è costituito da uno scudo collocato su fondo azzurro, a sua volta campeggiante su uno scudo inquartato (in alto, a sinistra, giallo; a destra, rosso aranciato, con l'iscrizione colore bianco «Regione Siciliana»; in basso, a sinistra, rosso aranciato; a destra, giallo), bordato da un filetto colore oro. Il criterio che ha presieduto al disegno del gonfalone, che è custodito alla Presidenza della Regione di Palazzo Orleans a Palermo, è stato quello di raffigurare gli emblemi delle famiglie che hanno fatto della Sicilia un Regno.

In alto a sinistra si trova quello della famiglia normanna degli Altavilla. L'aquila nera presente nel secondo quarto,in alto a destra, è l'emblema degli Hohenstaufen, duchi di Svevia, e successivamente imperatori del Sacro Romano Impero. Federico II, figlio di Enrico VI e dell'ultima normanna, Costanza d'Altavilla, regnerà da Palermo sul Sacro Romano Impero. Le spoglie di questi tre personaggi riposano nella cattedrale di Palermo.Nel terzo quarto sinistro, in basso, la Triscele (in colore carnato su campo argenteo).

Nell'ultimo quarto è presente il simbolo della casa aragonese, i cui colori rosso ed oro richiamano l'origine spagnola e le due aquile nere il suo legame con gli svevi.  



L'inno - madreterra

Il testo dell'inno:
Inno ufficiale della Regione Siciliana.
Composto dal maestro Vincenzo Spampinato

Sei il sorriso che fa ritornare
sei la Montagna di cui senti il cuore
con l'universo non ti cambierei!
Madreterra di Uomini e Dei

Sei tu l'inverno che riesce a scaldare
l'estate antica che fa innamorare
sei la cometa che io seguirei
Madreterra di Uomini e Dei

Sicilia terra mia triangolo di luce al mondo
Sicilia terra mia un sole onesto che non ha tramonto!
Sicilia sei così?. il paradiso è qui!

Tra le tue braccia è nata la Storia
Sulla tua bocca "Fratelli d'Italia"!
e per difenderti io morirei
Madreterra di Uomini e Dei

Sicilia terra mia triangolo di pace per il mondo
Sicilia terra mia "rosa aulentissima" nel tempo
Sicilia terra mia bandiera liberata in mezzo al vento
Sicilia sei così? il paradiso è qui

 

Il compositore:
Vincenzo Spampinato

Sin da ragazzo studia musica e da adolescente inizia a suonare e cantare in gruppi musicali rock nella sua città natale Catania. Grazie al fratello Pippo, che suona nei Rovers, entra anche lui nel gruppo, con cui incide nel 1969 il 45 giri Sono le otto/Nei tuoi sogni. L'anno successivo partecipa, sempre con i Rovers, al festival Palermo Pop '70 (uno dei primi festival d'avanguardia italiano, organizzato da Joe Napoli) suonando insieme a Aretha Franklin, Brian Auger e Arthur Brown.

Dopo lo scioglimento del gruppo, comincia a scrivere presentando i primi provini alla RCA di Roma, ma è nel 1976 che ottiene il suo primo contratto discografico con la CGD (Messaggerie Musicali) grazie a Gianni Bella. Nel 1976 esce il suo primo 45 "E gli altri sanno/E piove". Nel 1978, partecipa al Festivalbar, ottenendo un grande successo con la canzone "È sera", che si classifica al secondo posto.

Dalla metà degli anni settanta, comincia a frequentare case discografiche e sale di registrazione, prima a Roma e in seguito si stabilisce a Milano, lavorando come turnista, corista, realizzatore, autore e compositore. Comincia a specializzarsi in musica elettronica e tecnica della composizione, insegnando a tanti giovani la scrittura della parte letteraria e della musica nella canzone pop e d'autore. Nel 1979 e nell'80 vince il premio come miglior paroliere, partecipando, a tutte le più importanti trasmissioni televisive, da "Domenica in" a "Pronto Raffaella", "Discoring" e altri prestigiosi programmi RAI e Mediaset. Molteplici le sue tournée in tutti i maggiori teatri e palasport Italiani.Singolari i due tour con Vasco Rossi, Alberto Fortis, ed altri ("Primo concerto" 1979) e con i New Trolls (1980).

Successivamente, per tutti gli anni 1980, scrive canzoni di successo per Riccardo Fogli, tra le tante "Sulla buona strada" (Sanremo 1985), "Per Lucia" (Eurofestival 1983) e per Viola Valentino, "Sola" e "Arriva Arriva" (Sanremo 1983) e per diversi interpreti come Fausto Leali, Irene Fargo.

Curioso un secondo posto allo Zecchino d'oro del 1987 come autore della canzone "Il mio grande papà".

Nel corso della sua carriera interpreta brani in duetto con grandi esecutori come Franco Battiato (L'amore nuovo), Lucio Dalla (Bella e il mare). Presente sulla scena artistica dunque dagli anni '70 ad oggi, come interprete della canzone d'autore, con le più prestigiose case discografiche (CGD, Warner Bros., DDD-CBS, BMG- Ricordi, Tring International).

Nel 1991 ha partecipato al Cantagiro in coppia con i Matia Bazar, è nel 1993 al Premio Tenco a Sanremo.

Per otto stagioni, è stato direttore artistico della manifestazione dell'estate catanese, intitolata "Ciminiere e stelle", organizzata dalla provincia di Catania. È inoltre legatissimo alla città di Acireale che frequenta da giovane e della quale ama le bellezze artistiche e naturali. Ad Acireale ha dedicato la canzone, scritta in lingua siciliana, Je a Terra mia, una vera e propria dichiarazione di amore. In un recente concerto al teatro Turi Ferro di Acireale ha affermato: "Sono catanese di nascita, ma acese di adozione". Nel 2010 ha pubblicato l'album Mudicchedda Muddichedda, registrato presso l'AMS Italia.

Non solo musicista, s'interessa, come cultore della danza (alle spalle scuole di mimo, drammatizzazione, dizione, fonazione, creatività pubblicitaria) del teatro e d'ogni forma artistica. 



 
Ascolta l'inno

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