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BENI CULTURALI - Archeologia, inaugurata mostra a Palagonia

BENI CULTURALI - Archeologia, inaugurata mostra a Palagonia

Grande folla all'inaugurazione, venerdì 5 luglio, della mostra di reperti archeologici "Le coste di Santa Febronia di Palagonia", organizzata dalla Regione Siciliana e allestita nel Palazzetto Blandini del centro etneo. A "tagliare il nastro" il governatore Nello Musumeci. L'esposizione - che chiuderà i battenti il 31 ottobre - raccoglie i numerosi ritrovamenti di quel territorio ed è stata curata dalla soprintendenza dei beni culturali di Catania.
«Il ritrovamento e l'esposizione dei reperti archeologici di Palagonia - sottolinea il presidente della Regione Nello Musumeci - sono il frutto di lunghe campagne di scavi e anche il primo passo verso un progetto di fruizione capace di richiamare studiosi e turisti. Questo è l'obiettivo che, nel Calatino come in tutta la Sicilia, persegue il mio governo».
Tra i presenti anche la soprintendente Rosalba Panvini, la dirigente della sezione per i Beni archeologici etnea Laura Maniscalco, i sindaci di Palagonia Salvatore Astuti e Mineo Giuseppe Mistretta e il deputato regionale Giuseppe Compagnone.
Le coste di Santa Febronia - che prendono il nome dalla chiesetta rupestre bizantina dedicata alla martire - conservano notevoli resti di un villaggio databile al II millennio avanti Cristo. Le indagini, condotte dai tecnici della soprintendenza etnea, hanno messo in luce i resti di una capanna con il suo ricco corredo, un lungo muro che delimitava l'abitato e che conservava i resti di un focolare e la necropoli di tombe a grotticella artificiale disposte su filari regolari cui si accedeva attraverso sentieri intagliati nella roccia.
Il percorso espositivo è stato curato da Laura Maniscalco, con la collaborazione di Angela Merendino, Maria Turco e Michela Ursino. Le analisi dei semi rinvenuti e di diversi contenitori in ceramica provenienti dalla capanna - effettuate con una innovativa tecnica finora mai adoperata in Sicilia - hanno permesso di conoscere la dieta degli abitanti dell'area, mentre in un settore separato rispetto alla capanna, è stata individuata una zona dedicata alle attività artigianali all'aperto, come la lavorazione della selce e la macellazione. Notevoli, infine, le deposizioni rinvenute davanti alla celle, che documentano rituali di offerte e libagioni successive al seppellimento. Dal villaggio provengono anche oggetti in metallo che hanno permesso di conoscere l'evoluzione delle tecniche metallurgiche, dal rame arsenicale al bronzo.