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La fuga da Siracusa

Da Siracusa sotto la mala Signoria degli ultimi Borboni, di E. De Benedictis, Torino, 1861. pp. 165-167


«Si vide in città un movimento confuso di carriaggi e di vetture. Nobili e plebei a far fardello, e partire da Siracusa : la pressa degli uni incitava i renitenti e gl'indifferenti: i carriaggi mancavano ai moltiplici bisogni, e i trasporti facevansi di giorno e di notte; le cose preziose del patrizio e dell'agiato ammucchiate e confuse : le suppellettili logore dell'infimo del popolo anche portate via in strano modo : fuggivano gli ecclesiastici d'ogni età e d'ogni disciplina: vuotavansi i monasteri, ed era spettacolo nuovo quello di tante monache avanzate negli anni e cagionose in salute lasciare l'amato asilo dopo settanta e più anni per trovare un po' di salvezza, per iscansare il furore dei ribaldi soldati. Né era stranezza. Non erano caduti sotto il ferro e il fuoco dei borbonici i santuarii e i monasteri più distinti di Palermo ? La chiesa della Gancia non era stata invasa e saccheggiata ? La Madonna di essa chiesa, il cui culto era divozione particolare dei Palermitani, e per cui i doni erano numerosi e preziosi, non furono preda sacrilega dei prodi di aprile ? Quest'erano verità, onde l'Arcivescovo non potea nè sapea trovar modi d'impedire la partenza delle suore. [...] . Era dunque una fuga di tutte le classi, e le più con sacrifizii estremi perchè in misero stato. In pochi istanti Siracusa fu un deserto : chiuse le botteghe, chiusi i magazzini e i negozii ; il popolo fu veduto in gran copia raccegliersi nelle vicine campagne, nei casini magnatizii,-nei caseggiati dei villici, nei fenili, nelle stalle; altri nelle grotte, nelle miniere, allo scoverto. Eran piene le campagne di Taracati e dell'Isola : pieno quasi Fintero territorio siracusano. Non bastava. In Floridia andarono a fermarsi da ottomila cittadini; poco meno in Avola : altri in Noto, in Palazzolo; altri in Melilli, in Agosta, in Belvedere. [...]. E intanto cessati i lavori quotidiani, le occupazioni domestiche: l'ozio che macerava gli animi : il bisogno che logorava numerose famiglie: fortunato chi avea in serbo pochi scudi, infelice chi difettavano; non era da sperare dalla generosità altrui, pel timore che ogni cosa sarebbe divenuta anche scarsa agli agiati; e veramente stringeva i cuori il dire che di quelle sciagure non sapevasi se vicina o sempre rimota .l'ora di vederle finite. Così Siracusa fu un sepolcro silenzioso; tetre le case e diserte, se togli il lamentarsi di qualche animale domestico lasciato o per incuria o per necessità: il resto alle voglie dei baldanzosi padroni».

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