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Musumeci ai sindaci: Avviamo stagione di piena collaborazione

Musumeci ai sindaci: Avviamo stagione di piena collaborazione

08 ottobre 2019

Una nuova stagione che non sia quella della contrapposizione, ma della piena collaborazione tra Regione e Comuni. L'ha auspicata il governatore Nello Musumeci intervenendo, stamane a Palermo, all'Assemblea annuale degli enti locali siciliani, organizzata dall'Anci.
«Siamo tutti chiamati a servire - ha sottolineato il presiedente della Regione - gli interessi di una comunità che dopo aver fatto i conti con una mafia assolutamente indomabile, oggi fa i conti con uno stato d'animo improntato alla rassegnazione. Abbiamo il dovere di dare risposte a chi ci ha dato fiducia. Pensiamo oltre al nostro mandato, proiettandoci in avanti per il futuro delle nuove generazioni». Per Musumeci «serve un confronto onesto e una collaborazione costante».
Centinaia i sindaci e gli assessori presenti nella Sala De Seta ai Cantieri culturali della Zisa, a cominciare dal presidente dell'Anci Sicilia e primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, per confrontarsi sul tema: "Autonomia differenziata in un Paese a due velocità? La Sicilia tra carenze infrastrutturali e impoverimenti territoriali". Nei loro appassionati interventi, gli amministratori locali, provenienti da tutta l'Isola, hanno dato atto al governo Musumeci dell'attenzione riservata ai Comuni, sottolineando come, in passato, nessun presidente della Regione sia rimasto in sala per tutta la durata dell'Assemblea.
«Va recuperata efficienza - ha precisato Musumeci, ricordando i tre incontri già avuti a Palazzo d'Orleans con una delegazione dell'Anci - nella capacità di dare risposte ai territori. La Regione è disposta a fare la sua parte, con il ruolo di arbitro, in un processo di riforma indifferibile. Abbiamo tre problemi fondamentali che affliggono i Comuni a cui dare risposta e sui quali stiamo intervenendo. Il primo è quello delle pratiche sull'abusivismo: in Sicilia ci sono 620mila pratiche, mai esaminate perché i Comuni non hanno personale specializzato a sufficienza. La Regione sta immaginando un accordo con i collegi dei professionisti in base al quale ogni ente locale avrà a disposizione i tecnici necessari, che verranno pagati con una parte degli introiti derivati dagli oneri riscossi con le pratiche lavorate».
«I sindaci - ha aggiunto il governatore - non vanno da nessuna parte senza la collaborazione della Regione e la Regione non va da nessuna parte senza la collaborazione dei sindaci. O tutti ci convinciamo di essere sulla stessa barca o altrimenti i giudizi prevenuti, l'essere riottosi, il volersi chiudere nella propria sfera, il dare precedenza all'appartenenza partitica rispetto alla priorità istituzionale, non fa fare strada lunga.
Altro tema affrontato da Musumeci è stato quello delle infrastrutture. «Stiamo facendo il possibile - ha detto - nonostante abbiamo una programmazione assolutamente inadeguata alle esigenze reali dei territori e una spaventosa carenza di progetti. Sulla viabilità, purtroppo, non abbiamo competenze, nell'Isola ci sono 3.700 chilometri di strade statali, quindi di competenza dell'Anas e 17mila chilometri di strade provinciali, la cui manutenzione dovrebbe essere assicurate dalle Città metropolitane e Liberi consorzi dei Comuni. Con la decapitazione delle Province, il problema si è amplificato: nessuno se ne occupa più. La Regione ha messo a disposizione duecento milioni di euro per interventi sulla viabilità, ma mancano i tecnici, per questo ho chiesto al nuovo governo nazionale di fare la propria parte».
Musumeci, nel suo lungo intervento, ha posto l'accento anche sulla legge sulla sfiducia ai sindaci. «E' una vergogna costituzionale - ha sottolineato - e lo dico da quando ero all'opposizione all'Assemblea regionale siciliana. Non è possibile che un primo cittadino si debba trovare ostaggio di uno o due consiglieri comunali e, quindi, nell'incertezza di poter guardare all'intero mandato per realizzare il suo programma. Per il principio della reciprocità - ha detto tra gli applausi della platea - se il sindaco è eletto dal popolo, solo quest'ultimo può mandarlo a casa. Io spero che cambi la legge e noi ci faremo promotori di questa modifica». Per il governatore, infatti, è «giusto che il Consiglio comunale abbia maggiori poteri anche in termini di controllo», ma occorre tornare alla «legge originaria, in base alla quale se il Consiglio riteneva il sindaco inadeguato proponeva un referendum ed era il popolo a decidere se il primo cittadino dovesse o meno andare a casa. In caso contrario ad andare a casa era il Consiglio che aveva chiesto il referendum. E' necessario garantire la stabilità delle amministrazioni comunali».
Il presidente della Regione ha trattato anche la questione delle aree interne. «Abbiamo - ha spiegato - cento milioni di euro da mettere a disposizione delle Aree interne, ma bisogna decidere il criterio. Se polverizziamo le risorse non otteniamo nulla, se facciamo un progetto pilota possiamo recuperare altri trecento milioni di euro facendo una riprogrammazione dei Fondi. Occorre stabilire insieme un campione di 10-20 Comuni con determinate caratteristiche, immaginare progetti con interventi misti pubblico/privato e farli diventare una 'buona pratica' da riproporre. Su questi temi, ma anche su tutto il resto - ha concluso - siamo disposti a confrontarci con la massima apertura con i Comuni per trovare insieme le soluzioni più adeguate».