Sabato, 27 aprile 2024
Il portale: ricerca
Home 
Home | I 150 anni dalla spedizione dei mille | Sicilia 150 | I focus della storia | Il clero siciliano e il risorgimento | I vescovi | Giovanni Guttadauro

GIOVANNI GUTTADAURO, (1811-1896)

Durante la spedizione dei Mille, questo vescovo si era insediato già da un anno nella diocesi nissena, dopo che nel 1838 era stato ordinato sacerdote e nominato rettore del seminario di Catania dall'arcivescovo di quella diocesi, mons. Felice Regano.
La situazione venutasi a creare nei primi anni del suo episcopato lo poneva di fronte alla necessità di mantenere un difficile equilibrio tra la fedeltà al pontefice e l'adesione prima al processo unitario e poi al nuovo Regno. Così il 22 febbraio del '60, pubblicava una pastorale in cui difendeva la legittimità del potere temporale del papa: quella lettera, alla vigilia dei plebisciti nell'Italia centrale, risultava in qualche modo per la Sicilia, anticipatrice di una linea di solida difesa delle prerogative pontificie alla quale si sarebbe presto accodato l'arcivescovo di Palermo con un' analoga pastorale; la posizione del Guttadauro inoltre risulterebbe collegata all'idea precisa di costituire una linea di solidarietà fra tutti i vescovi italiani incentrata sulla fedeltà a Pio IX.
Il 16 dicembre 1860, durante la visita di Vittorio Emanuele II in Sicilia, Guttadauro fu fatto oggetto di contestazioni anticlericali e di una invasione della sua residenza. Nel 1861, si rese protagonista di un gesto che suscitò un certo clamore nell'autorità e nella stampa: il 2 giugno, festa nazionale dello Statuto, si rifiutò di dare l'ordine di intonare il solenne Te Deum nelle chiese della diocesi, emanando anzi a tal proposito un'apposita circolare ai suoi parroci. In realtà, egli non era l'unico vescovo italiano a perseguire questa linea intransigente, obbedendo piuttosto alle indicazioni della S. Penitenzieria, che aveva inibito il supporto dei riti religiosi alle solennità civili, e perseguendo la stessa linea che l'organo dei gesuiti, "La Civiltà Cattolica", aveva definito. Ma il luogotenente del re, Alessandro Della Rovere, che lo aveva richiamato a Palermo a causa di quanto accaduto, dovette prendere atto delle buona fede del presule e delle sue motivazioni pastorali, o perlomeno dovette considerare l'opportunità di venire a patti con un eminente rappresentate della Chiesa isolana, tanto che diede ordine alle autorità nissene di tenere, per il futuro, nei confronti del Guttadauro, un contegno adeguato al suo ministero episcopale. L'atteggiamento pacificatorio assunto dal Della Rovere, non fu probabilmente del tutto estraneo alla decisione del vescovo di Caltanissetta di emanare, il 30 agosto del'61, una circolare che esortava i parroci a fare opera di pacificazione rispetto ai conflitti che sarebbero potuti sorgere con l'applicazione della legge sulla leva militare.
Anche Guttadauro, come altri presuli, si spese molto per la formazione culturale e religiosa del suo clero diocesano, non riuscendo però, a causa delle difficoltà frappostegli dalle autorità civili, a costituire un vero e proprio seminario. Riuscì tuttavia a mantenerne aperto uno provvisorio e a far studiare i migliori seminaristi anche a Roma, contribuendo personalmente alle relative spese. Fondò pure l'accademia di San Tommaso D'Aquino con lo scopo di incentivare seminaristi e clero allo studio della teologia tomistica.
L'importanza di questo vescovo, il cui episcopato fu assai lungo, è anche legata alla sua partecipazione ai lavori del Concilio Vaticano I. Il Guttadauro, che dapprima si era schierato con gli "infallibilisti", si schierò alla fine con gli "antinfallibilisti" risultando l'unico vescovo siciliano a votare non placet a tutto lo schema della costituzione dogmatica conciliare Pastor Aeternus, astenendosi pure dalla sessione del 18 luglio 1870 che promulgava il dogma dell'infallibilità del papa.
Infine Guttadauro contribuì alla formazione delle prime società operaie di mutuo soccorso nel nisseno, in contrapposizione alle società operaie socialiste, e dopo le vicende legate al movimento dei Fasci Siciliani, si fece promotore del cattolicesimo sociale di ispirazione leoniana, favorendo sino alla morte il radicamento del Movimento cattolico nisseno.

M.L.

Principale bibliografia di riferimento:

- Blandini G., Elogio funebre di Monsignor Giovanni Guttadauro, vescovo di Caltanissetta, Noto, 1896;
- Sindoni A., Giovanni Guttadauro. Un vescovo siciliano dall'unità ai moti sociali di fine secolo, in Chiesa e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878). Atti del Convegno di storia della Chiesa (settembre 1971), IV/1, Milano, 1973, pp. 251-295.