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MICHELANGELO CELESIA (Palermo, 13 gennaio 1814 - 14 aprile 1904)

Figura in un certo senso emblematica di una posizione intransigente e papista, di non accettazione del processo rivoluzionario e unitario.
Appartenente ad una nobile famiglia, entrò nell'ordine benedettino, cambiando il suo nome di battesimo, Pietro Geremia, con quello di Michelangelo. Fu priore nel monastero della Maddalena a Messina e in quello di Militello. Nel 1850 fu abate di Montecassino e, in seguito, divenne procuratore generale dell'Ordine presso la S. Sede.
Il 16 marzo 1860, ancora regnante Francesco II di Borbone , fu nominato vescovo di Patti. Con gli avvenimenti dei mesi successivi la sua posizione si delineò con chiarezza. Prima ancora che il nuovo vescovo prendesse possesso della diocesi, Garibaldi era infatti sbarcato a Marsala. Il nuovo governo considerò nullo il giuramento prestato nelle mani del Borbone e pretese che il vescovo ripetesse il giuramento al nuovo governo. Ma Celesia, evidentemente legato a doppio filo al vecchio ordine, rifiutò tale imposizione e prese la via dell'esilio per Roma, cercando di governare la diocesi attraverso il suo vicario generale e le sue lettere pastorali. «Il vescovo di Patti che non scende a patti», disse orgogliosamente di lui Pio IX!
Nel 1866, rientrato in diocesi, redasse la sua relazione ad limina, che costituisce in effetti un documento di natura quasi autobiografica e che descrive le difficoltà causate, a giudizio del presule, da un clero pessimo e inadatto e soprattutto dal governo italiano. Del resto dai documenti relativi alla missione Tonello (incaricato da Ricasoli di intavolare discussioni con la S. Sede) del 1867, la figura del vescovo di Patti risulta essere quella di un uomo «dotto ma ostile» al nuovo Regno; ed ancora, nel 1869, dalle informazioni assunte dal governo italiano sui vescovi che si recavano al Concilio Vaticano I, il presule è descritto come «contrario» al medesimo governo.
Di un certo rilievo fu il ruolo che il Celesia svolse durante il Concilio, naturalmente schierandosi in modo netto per l'infallibilità pontificia e il primato del papa.
Nel 1871 fu promosso arcivescovo di Palermo e nel concistoro del 10 novembre del 1884, Leone XIII lo creò cardinale, conferendogli quella sorta di "premio" che era stato negato al Naselli, più vicino al Regno d'Italia e quindi più lontano dalla Curia romana.
Negli anni in cui il Celesia fu arcivescovo di Palermo, la Chiesa diocesana e quella dell'intera isola, sotto il pontificato di Leone XIII videro affermarsi l'idea e la pratica di un coinvolgimento del clero e del laicato cattolico in un'azione sociale più diretta. Ma l'altra grande trasformazione di cui il Celesia fu in un certo senso protagonista fu quella relativa alla costituzione in modo permanente delle conferenze episcopali siciliane, la cui presidenza, veniva (e tutt'ora viene) affidata all'arcivescovo di Palermo.
E a Palermo, all'età di novant'anni, Michele Celesia si spegneva il 14 aprile del 1904.

M.L.

Principale bibliografia di riferimento:

- Cascavilla M. , Sulla vita e gli scritti del card. Michelangelo Celesia
- Stabile F. M. , Michelangelo Celesia, voce in Dizionario storico del movimento cattolico in italia, a cura di Francesco Traniello e Giorgio Campanini, III/1, Casale Monferrato, 1984.